Un articolo di Ilvo Diamanti, pubblicato sulla Repubblica di lunedì scorso e dedicato ai risultati dell’ultima indagine condotta dal suo istituto di ricerca Demos & Pi sulla paura degli immigrati, mi ha riportato alla mente un pezzo che ho scritto 10 anni fa al quale sono particolarmente affezionato. Prendendo lo spunto da una brutta vicenda di cronaca nera — l’omicidio di una bambina polacca da parte di un italiano — e dal modo in cui era stata raccontata dai media, avevo affrontato il tema dell’immigrazione e della sua rappresentazione da parte dei nostri mezzi di informazione.
La buona notizia è che, allora come oggi, la maggioranza degli italiani si ostina a non aver paura degli immigrati. Un dato piuttosto sorprendente, se si considera il martellamento di notizie e fake news allarmanti legate agli stranieri cui siamo costantemente sottoposti, che rispetto a 10 anni fa ora può anche fare leva sul potente megafono dei social network.
La brutta notizia invece è che, oggi come allora, il tema dell’immigrazione continua a essere abbondantemente strumentalizzato da una larga parte dei nostri politici per ottenere facili consensi, con la complicità di un sistema dell’informazione che, fatte salve le solite lodevoli eccezioni, insiste nell’affrontare l’argomento in modo superficiale e/o sensazionalistico.
L’unica vera (e preoccupante) novità che emerge dall’analisi di Diamanti è che la paura degli stranieri non è più un’esclusiva della destra, ma ha finito per contagiare anche l’elettorato del Pd, della Sinistra e del Movimento Cinque Stelle, tra cui è raddoppiata nell’arco degli ultimi tre anni.
Si spiega ovviamente così l’aumento di popolarità del ministro degli Interni, Marco Minniti, al quale molti attribuiscono il merito di aver sensibilmente ridotto gli sbarchi dei migranti sul territorio italiano grazie a un approccio più “muscolare” rispetto al passato.
Dai dati resi noti ieri dal Viminale emerge che dal primo luglio a oggi sono sbarcati sulle coste italiane 33.288 migranti, il 67,61 per cento in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando ne arrivarono 102.786. Nei primi 11 mesi del 2017 il calo è stato pari a quasi un terzo: a fronte dei 173.008 sbarcati nel 2016, quest’anno ne sono arrivati 117.042. Nel mese di novembre, in particolare, in Libia si è registrato un calo delle partenze del 65 per cento, dalle 13.581 del 2016 alle 4.711 dell’ultimo mese.

Fonte: Ministero dell’Interno — Cruscotto statistico giornaliero sugli sbarchi dei migranti
Nell’ottica del dibattito politico nazionale, il fatto che i migranti bloccati in Libia nei centri di detenzione e transito siano sottoposti a trattamenti disumani, come già ampiamente documentato da anni, rappresenta un elemento di importanza secondaria.
Come ha scritto Martino Mazzonis, raccontando l’intervento di Minniti alla presentazione della monografia di ResetDoc “State-Building in Libya. Integrating Diversities, Traditions and Citizenship”, ospitata il 27 novembre nella sede dell’Istituto Affari Internazionali, «il ministro riconosce che l’immigrazione africana non è cancellabile ma che va regolata e che lo si fa solo stroncando il traffico. Solo poi potremo avere corridoi umanitari e governo legale dei flussi. Nei due tempi, la dignità delle persone arriva sempre nel secondo tempo».
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