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Non cre­do che l’endorsement implic­i­to pro Gia­chet­ti di Francesco Tot­ti, che per­al­tro ieri sera si è affret­ta­to a pre­cis­are di essere sta­to stru­men­tal­iz­za­to, porterà migli­a­ia di voti al can­dida­to sin­da­co del Pd nel bal­lot­tag­gio del 19 giug­no con Vir­ginia Rag­gi, che even­tual­mente li com­penserà con quel­li dei tifosi del­la Lazio. Piut­tosto che attac­care il cap­i­tano del­la Roma, per dimostrare che le Olimpia­di non sono poi un grande affare è suf­fi­ciente, invece, ricor­dare qualche numero.

Negli ulti­mi decen­ni qua­si tutte le edi­zioni dei Giochi han­no gra­va­to pesan­te­mente sul­la finan­za pub­bli­ca. Per coprire i costi di quel­li inver­nali di Greno­ble del 1968, per esem­pio, i con­tribuen­ti del­la cit­tà francese han­no dovu­to pagare una tas­sa ad hoc per ben 24 anni. Ad Albertville le Olimpia­di inver­nali del 1992 han­no por­ta­to a un aumen­to delle tasse sul­la casa del 4 per cen­to, men­tre il con­to a cari­co del­la Gre­cia per quelle di Atene del 2004 è spalma­to almeno fino al 2030.

Restando in Italia, l’economista Andrea Boi­tani nel dicem­bre 2014 ha ricorda­to su lavoce.info che la spe­sa per l’organizzazione dei Giochi inver­nali di Tori­no del 2006, uno dei rari gran­di even­ti del­la peniso­la non seg­nati da scan­dali e mazzette, è sta­ta soprat­tut­to a cari­co del pub­bli­co: «Il gov­er­no e gli enti locali — ha scrit­to Boi­tani — ci han­no mes­so il 93,7 per cen­to degli oltre 2,1 mil­iar­di (di euro) spe­si per i soli inves­ti­men­ti (altri 1,2 mil­iar­di sono sta­ti spe­si per la ges­tione dell’evento). I pri­vati, con il con­sue­to cor­ag­gio che carat­ter­iz­za i cap­i­tal­isti ital­iani, han­no con­tribuito agli inves­ti­men­ti per appe­na il 6,3 per cen­to. A fronte di costi di oltre 3,3 mil­iar­di i ben­efi­ci sono sta­ti sti­mati con gen­erosità in 2,5 mil­iar­di: con un bilan­cio neg­a­ti­vo per oltre 800 mil­ioni di euro».

Luca Cordero di Montezemolo

Se questi numeri non bas­tano, si con­sid­eri anche che il pres­i­dente del comi­ta­to pro­mo­tore del­la can­di­datu­ra di Roma per le Olimpia­di del 2024 è Luca Cordero di Mon­teze­mo­lo, già diret­tore gen­erale del comi­ta­to orga­niz­za­tore dei Mon­di­ali di cal­cio di Italia 90, ricor­dati anco­ra oggi non solo per il colpo di tes­ta di Canig­gia che bef­fò gli Azzur­ri nel­la semi­fi­nale con l’Argentina, ma anche per le tante opere rimaste incom­piute a dis­tan­za di decen­ni e per il colos­sale flop finanziario: l’incremento dei costi rispet­to alle pre­vi­sioni superò l’80 per cen­to, tan­to che nel bilan­cio di pre­vi­sione 2011 di Palaz­zo Chi­gi rien­tra­vano anco­ra fon­di stanziati per pagare i mutui stip­u­lati all’epoca a cop­er­tu­ra delle spese.

Se non bas­ta nep­pure l’esempio di Mon­teze­mo­lo, non si dimen­tichi che un altro grande spon­sor del­la can­di­datu­ra del­la Cap­i­tale per le Olimpia­di del 2024 è l’attuale pres­i­dente del Coni, Gio­van­ni Malagò, già pres­i­dente del comi­ta­to orga­niz­za­tore dei Mon­di­ali di nuo­to di Roma del 2009, anch’essi seg­nati da opere incom­piute, abusi edilizi e spre­co di risorse pub­bliche.

Tot­ti ha ragione quan­do sostiene che «avere una visione lungimi­rante per il futuro di Roma sig­nifi­ca perseguire obi­et­tivi impor­tan­ti». Sul fat­to che tra questi obi­et­tivi rien­tri «sicu­ra­mente la can­di­datu­ra alle Olimpia­di», come ha det­to il cap­i­tano gial­lorosso, è lecito però dubitare. Specie in una cit­tà che deve anco­ra essere boni­fi­ca­ta dai fac­cendieri e gli spec­u­la­tori di Mafia Cap­i­tale.

Se i ben­efi­ci dei Giochi olimpi­ci per Roma sono tut­ti da dimostrare — anche per­ché la Cit­tà Eter­na non ha cer­to bisog­no di ques­ta vet­ri­na per far­si conoscere nel mon­do — i ben­efi­ci per gli intral­laz­za­tori, infat­ti, sono quel­li che in Italia accom­pa­g­nano (qua­si) tutte le gran­di opere: appalti mil­iar­dari, spes­so asseg­nati con modal­ità strav­a­gan­ti e ad per­son­am (vedi l’Expo di Milano), spec­u­lazioni immo­bil­iari e infra­strut­ture real­iz­zate (ma spes­so nem­meno com­ple­tate) in dero­ga alla nor­ma­ti­va esistente.

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