in Finanza

Le isti­tuzioni e il mon­do impren­di­to­ri­ale piangono la trag­i­ca scom­parsa di Andrea Pin­in­fa­ri­na, «per­sona di gran­di qual­ità umane e pro­fes­sion­ali», come l’ha defini­to nel suo mes­sag­gio di cor­doglio il pres­i­dente di Fiat e Fer­rari, Luca Cordero di Mon­teze­mo­lo. La notizia del­l’in­ci­dente stradale che è costa­to la vita all’erede del­la stor­i­ca car­rozze­ria piemon­tese ha provo­ca­to, però, una reazione di seg­no oppos­to in Bor­sa, dove le azioni del grup­po di famiglia sono schiz­zate ver­so l’al­to dell’11,44 per cen­to, provo­can­do la sospen­sione delle con­trat­tazioni sul tito­lo.

Agli occhi ingenui di un pro­fano, l’at­teggia­men­to degli oper­a­tori finanziari appare incom­pren­si­bile. Se l’ex vicepres­i­dente di Con­find­us­tria era davvero un «impren­di­tore di genio», come l’ha defini­to l’in­dus­tri­ale francese Vin­cent Bol­loré, suo part­ner per l’au­to elet­tri­ca, e «un impren­di­tore che alle redi­ni del­la sua azien­da ha saputo val­oriz­zare al meglio il prodot­to ital­iano nel mon­do», per usare le parole di Wal­ter Vel­troni, a rig­or di log­i­ca la sua morte avrebbe dovu­to provo­care un crol­lo delle azioni del grup­po, che non potrà più con­tare sul­la sua gui­da autorev­ole ed esper­ta.

La spie­gazione degli addet­ti ai lavori, sicu­ra­mente più scafati, è che gli oper­a­tori di Bor­sa si siano spin­ti ad acquistare in fret­ta e furia i titoli in pre­vi­sione di una fase di con­tendibil­ità del con­trol­lo del grup­po. Sec­on­do un trad­er inter­pel­la­to in propos­i­to, infat­ti, dopo l’in­ci­dente avvenu­to a Tro­farel­lo «il mer­ca­to pen­sa che ver­rà accel­er­a­to il pas­sag­gio del­la pro­pri­età». Le qual­ità umane e pro­fes­sion­ali di Pin­in­fa­ri­na cel­e­brate all’u­nisono da politi­ci, impren­di­tori e sin­da­cal­isti, insom­ma, agli occhi del popo­lo di Piaz­za Affari non con­tano un fico sec­co.

La sua morte lascerà sicu­ra­mente «un vuo­to incolma­bile nel mon­do indus­tri­ale ital­iano», come sostiene il min­istro del­lo Svilup­po eco­nom­i­co, Clau­dio Sca­jo­la, ma per il mon­do del­la finan­za che cam­pa di spec­u­lazioni la sua usci­ta di sce­na improvvisa può riv­e­lar­si un otti­mo affare, anche se il suo pos­to dovesse essere pre­so da un inca­pace. È il tri­on­fo del­l’e­cono­mia del niente, che non pro­duce nul­la tranne che prof­itti per chi è più lesto a lucrare sulle con­get­ture sen­za las­cia­r­si dis­trarre dalle emozioni, ammes­so che ne provi qual­cu­na. Busi­ness is busi­ness e tut­to — dis­as­tri e lut­ti com­pre­si — può diventare fonte di guadag­no per chi non ha trop­pi peli sul­lo stom­a­co.

Non è il caso di scan­dal­iz­zarsi, ormai dovrem­mo essere assue­fat­ti al peg­gio, ma forse vale la pena fer­mar­si un atti­mo a riflet­tere sul­l’op­por­tu­nità di del­e­gare alle tan­to decantate “leg­gi del mer­ca­to” e ai loro sol­er­ti pal­a­di­ni la ges­tione di risorse e servizi essen­ziali come l’ac­qua, la san­ità o l’istruzione. Ques­ta triste vicen­da, infat­ti, dimostra meglio di altre che il mer­ca­to può anche essere un bas­tar­do ego­ista e insen­si­bile che non guar­da in fac­cia nes­suno. Nem­meno se si chia­ma Andrea Pin­in­fa­ri­na.

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