Perfettamente calato nel nuovo ruolo di portavoce di Forza Italia — una sorta di pena di contrappasso per chi è stato segretario dei Radicali italiani e presidente della Commissione Attività produttive della Camera — Daniele Capezzone, noto anche come Capezzelig per la straordinaria capacità di adattare le proprie opinioni al referente politico di turno, ha diligentemente difeso la norma anti-precari voluta da governo e maggioranza spiegando che «in tutto il mondo gli stessi lavoratori preferiscono una congrua indennità al reintegro, inclusa la quasi totalità dei Paesi dell’Occidente avanzato governati dalle coalizioni di centrosinistra».
È uno schema che si ripete. La destra, pronta a fare fuoco e fiamme ogni qualvolta il cosiddetto Occidente avanzato si permette di criticare l’Italia per le leggi ad personam, la corruzione dilagante, il più mascroscopico conflitto di interessi del mondo o i provvedimenti razzisti anti-Rom, si fa scudo dello stesso Occidente per rivestire con una patina di decenza le sue indecenti politiche di macelleria sociale, tra le quali rientra a pieno titolo la norma che impedisce di ottenere il posto fisso ai precari che hanno una causa in corso con il proprio datore di lavoro.
Capezzelig, richiamando l’esempio di Paesi in cui l’indennità economica sostituisce l’obbligo di reintegro, non mente. La verità che racconta, però, è piena di omissioni che calano un velo pietoso sulle caratteristiche del mercato del lavoro italiano, in cui nepotismo e clientelismo la fanno da padroni ai danni della meritocrazia e di un’equa distribuzione del reddito. Non solo. I salari italiani sono tra i più bassi d’Europa e l’irruzione nel mercato del lavoro della flessibilità — spacciata come strumento indispensabile per fronteggiare la concorrenza internazionale sempre più serrata, ma utile soprattutto come grimaldello con cui espropriare diritti ai lavoratori — non è stata accompagnata da ammortizzatori sociali degni di questo nome.
Il risultato è che la «congrua idoneità» cui fa riferimento Capezzone nel miserabile contesto italiano è destinata a ridursi a una forma surrettizia di elemosina, con costi sociali altissimi e il plauso incondizionato di Confindustria. Proprio come le briciole distribuite a indigenti e pensionati con la Social Card di Robin Hood Tremonti, campione nostrano del capitalismo compassionevole, formula ambigua e molto in voga per imbellettare la carità che i ricchi hanno sempre fatto ai poveri. Per tenerli buoni e mettersi la coscienza a posto.
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Ma se paghiamo Capezzone una congrua indennità si toglie dalle balle ?
Io faccio partire la colletta.
perfetto!!!!
Segnalo una mia vecchia intervista al Capezzellig… Lui si incazzò parecchio durante, ma soprattutto dopo: http://blog.libero.it/Passanante/4109349.html
Impresa ardua. E’ un “uomo” per tutte le stagioni.