in Cronaca

A dar ret­ta alle cronache di questi giorni, Raf­fael­lo Fol­lieri è poco più di un mar­i­uo­lo. Una sor­ta di Mario Chiesa, nel­la definizione che Bet­ti­no Craxi diede del­l’ex ammin­is­tra­tore social­ista del Pio Alber­go Trivulzio di Milano, all’in­do­mani del­l’ar­resto che nel feb­braio 1992 scop­er­chiò il vaso di Pan­do­ra di Tan­gen­topoli.

I mar­i­uoli, però, di soli­to si accon­tentano delle brici­ole. Raf­fael­lo Fol­lieri, invece, ha fat­to le cose in grande, pas­san­do nel giro di pochi anni dai fat­turati in rosso del­la soci­età di sham­poo e body care aper­ta in Italia con alcu­ni ami­ci — un’es­pe­rien­za fal­li­menta­re che ha las­ci­a­to anche lo strasci­co di alcu­ni asseg­ni protes­ta­ti — alle fre­quen­tazioni altolo­cate d’oltre­o­ceano, dove Raf­fael­lo fre­quen­ta­va il clan dei Clin­ton e fir­ma­va con­trat­ti da centi­na­ia di mil­ioni di dol­lari, atti­ran­do allo stes­so tem­po l’at­ten­zione delle riv­iste di gos­sip per la sua lun­ga relazione con Anne Hath­away, inter­prete di film di suc­ces­so come “I seg­reti di Broke­back Moun­tain” e “Il diavo­lo veste Pra­da”.

L’ir­re­sistibile e repenti­na asce­sa di questo ram­pante trentenne fog­giano in effet­ti appare sospet­ta. Lui comunque ne ha sem­pre for­ni­to una spie­gazione tan­to sin­tet­i­ca quan­to cin­e­matografi­ca: «L’Amer­i­ca è diver­sa. Qui un gio­vane che ha idee può real­iz­zarle e bru­cia­re le tappe». La sua idea vin­cente è sta­ta quel­la di ril­e­vare i pat­ri­moni immo­bil­iari del­la Chiesa cat­toli­ca statu­nitense, mes­sa in ginoc­chio dal­la neces­sità di raci­mo­lare mil­ioni di dol­lari per pagare i ris­arci­men­ti per lo scan­da­lo dei preti-ped­ofili. Un’­op­er­azione che ha sus­ci­ta­to l’am­mi­razione di molti, com­pre­sa quel­la di Mau­r­izio Moli­nari, cor­rispon­dente del­la Stam­pa dagli Usa, che nel set­tem­bre 2006 gli ha ded­i­ca­to un arti­co­lo inti­to­la­to elo­quente­mente “Un pugliese il filantropo di New York”.

La procu­ra fed­erale del­la Grande Mela, che mart­edì ne ha ordi­na­to l’ar­resto, accusa però Fol­lieri di aver truffa­to Ron Burkle, un mil­iar­dario ami­co del­l’ex pres­i­dente Clin­ton, mil­lan­tan­do con­tat­ti con le alte sfere del Vat­i­cano che gli avreb­bero per­me­s­so di com­prare a prezzi scon­tati i migliori beni immo­bil­iari del­la Chiesa a stelle e strisce. Da qui il paragone, ripro­pos­to da diverse tes­tate, tra il gio­vane Raf­fael­lo e il Totò di Totòtruf­fa 62 che vende la Fontana di Tre­vi a uno sprovve­du­to tur­ista italoamer­i­cano, sca­te­nan­do così una serie di gag esi­la­ran­ti.

Il paragone è sug­ges­ti­vo ma fuor­viante, per­ché la prover­biale fur­bizia ital­iana può essere suf­fi­ciente per gab­bare un tur­ista un po’ ingen­uo, ma non bas­ta per entrare nelle gra­zie di una delle più poten­ti famiglie degli Sta­ti Uni­ti. La sen­sazione è che si ten­ti di accred­itare un po’ trop­po fret­tolosa­mente la tesi inverosim­i­le del fac­cendiere soli­tario, che ha pre­so per il naso politi­ci e finanzieri di lun­go cor­so spac­cian­dosi per diret­tore finanziario del Vat­i­cano e facen­dosi accom­pa­gnare da due mon­signori del New Jer­sey, oppor­tu­na­mente trav­es­ti­ti da car­di­nali per ren­dere più cred­i­bile la sua ver­sione.

È prob­a­bile che l’en­fant prodi­ge pugliese abbia davvero gon­fi­a­to il cur­ricu­lum e mil­lan­ta­to ruoli che non gli com­petono per fare colpo sui suoi autorevoli inter­locu­tori, ma questi truc­chet­ti da furbet­to del quartieri­no non sareb­bero servi­ti a molto se Fol­lieri non avesse potu­to con­tare davvero su qualche entratu­ra di peso in Vat­i­cano e nelle alte sfere del­la Chiesa cat­toli­ca amer­i­cana.

Lo scrive­va un anno fa anche il Foglio, citan­do un arti­co­lo del Wall Street Jour­nal: «Fol­lieri ha cer­ta­mente otti­mi aggan­ci in Vat­i­cano, deci­sivi per essere pre­si in con­sid­er­azione e poi trattare da posizioni priv­i­le­giate l’ac­quis­to dei beni del­la chiesa. Il ruo­lo chi­ave è quel­lo di Andrea Sodano, nipote del­l’ex seg­re­tario di sta­to del­la San­ta Sede Ange­lo Sodano e con­sulente del­la famiglia. Il Vat­i­cano ha nega­to di avere relazioni con i Fol­lieri, ma non c’è dub­bio che la pre­sen­za di Sodano e le buone fre­quen­tazioni con la ger­ar­chia abbiano aiu­ta­to».

L’im­por­tan­za del ruo­lo di Sodano, che curiosa­mente in molti arti­coli di questi giorni viene liq­ui­da­ta in poche righe, era già sta­ta mes­sa in luce da una lun­ga e det­tagli­a­ta inchi­es­ta di Gian­lu­ca Di Feo sui mis­teri del­la famiglia Fol­lieri, pub­bli­ca­ta sul­l’E­spres­so nel giug­no 2006: «Ingeg­nere da 30 anni, vicepres­i­dente del­la Fon­dazione Cas­sa di Risparmio, ex cap­i­tano del Palio, Sodano è una celebrità nel­la sua Asti. Sor­pren­dente la somiglian­za con lo zio car­di­nale: è facile immag­inare l’im­pres­sione che può esercitare sui prelati chia­mati a trattare con gli emis­sari del Fol­lieri Group».

Il legame stret­to con il nipote del­l’ex seg­re­tario di sta­to del Vat­i­cano non è, però, l’u­ni­ca pro­va degli appog­gi impor­tan­ti in seno alla Chiesa gra­zie ai quali l’in­trapren­dente Raf­fael­lo ha potu­to costru­ire a tem­po di record il suo sog­no amer­i­cano. A Fol­lieri, infat­ti, è lega­to anche il varo del­la World Mis­sions Visa Cred­it Card, subito rib­at­tez­za­ta “la car­ta di cred­i­to del Vat­i­cano”. Mes­sa in cir­co­lazione a par­tire dal mar­zo 2007 gra­zie a un accor­do con la Wash­ing­ton Mutu­al Bank, la car­ta garan­ti­va la des­ti­nazione del­l’un per cen­to delle spese sostenute dai suoi pos­ses­sori al finanzi­a­men­to delle mis­sioni cat­toliche nel mon­do.

In un altro arti­co­lo del­la sua rubri­ca “Una fines­tra sul­l’Amer­i­ca”, pub­bli­ca­to un paio di set­ti­mane dopo il lan­cio del­la «pri­ma car­ta di cred­i­to cat­toli­ca del mon­do», il soli­to Moli­nari sot­to­lin­ea il con­trib­u­to dato a tut­ta l’op­er­azione da John Kozar, un sac­er­dote di Pitts­burgh nom­i­na­to nel 2001 diret­tore per gli Sta­ti Uni­ti delle quat­tro Pon­tif­i­cal Mis­sion Soci­eties, che includono anche la Soci­ety for the Prop­a­ga­tion of the Faith, la Pon­ti­f­i­cia Opera del­la Propagazione del­la Fede, alla quale era­no des­ti­nati i proven­ti del­la World Mis­sions Visa.

«Acco­mu­na Kozar e Fol­lieri — spie­ga il cor­rispon­dente del­la Stam­pa — la con­vinzione che questo sis­tema di finanzi­a­men­to pos­sa portare risorse impor­tan­ti alla Chiesa romana, facen­do leva sul­l’abi­tu­dine che gli amer­i­cani han­no di adop­er­are la car­ta di cred­i­to per qual­si­asi tipo di spe­sa, anche di un solo dol­laro. Le leg­gi amer­i­cane han­no imped­i­to di ind­i­riz­zare le offerte per pos­ta solo ai cat­toli­ci, dunque a scegliere di sostenere l’e­van­ge­liz­zazione potran­no essere anche cit­ta­di­ni di altre fedi».

Moli­nari citan­do le parole di mon­sign­or Kozar entra anche nei det­tagli, speci­f­i­can­do che «l’uno per cen­to del­la spe­sa arriverà alla Soci­età per la propagazione del­la fede che la verserà al Fon­do di sol­i­da­ri­età uni­ver­sale gesti­to a Roma da Enrich Hoser delle Soci­età mis­sion­ar­ie pon­ti­f­i­cie, sot­to la respon­s­abil­ità del­la Con­gregazione per l’E­van­ge­liz­zazione dei Popoli pre­siedu­ta da Ivan Diaz, l’ar­civesco­vo di Bom­bay impeg­na­to a finanziare la costruzione di scuole e Chiese in tut­to il mon­do».

La Cnn ha accolto con curiosità la novità, per cui ha subito coni­a­to lo slo­gan «spendere sen­za sen­si di col­pa», ma i rap­p­re­sen­tan­ti d’oltre­o­ceano di altre con­fes­sioni reli­giose han­no espres­so più di una per­p­lessità per il coin­vol­gi­men­to diret­to del­la Chiesa in un’at­tiv­ità ad alto scopo di lucro come il cred­i­to al con­sumo.  Tan­to più in un Paese in cui sono sem­pre più numerose le famiglie che a causa del­l’ec­ces­si­vo indeb­ita­men­to sono entrate nel­la spi­rale del­l’ac­cen­sione di nuovi presti­ti per fare fronte a quel­li vec­chi, fino ad arrivare a una situ­azione in cui anche solo un mese di ritar­do nel paga­men­to di un deb­ito fa entrare auto­mati­ca­mente nel­la lista nera dei deb­itori inaf­fid­abili.

Critiche neg­a­tive si sono lev­ate anche dal­l’in­ter­no del mon­do cat­toli­co, pun­tan­do l’indice soprat­tut­to con­tro l’in­com­pat­i­bil­ità di una car­ta di cred­i­to con i val­ori di cui la Chiesa si è fat­ta pal­ad­i­na. È lecito, si sono chi­esti in molti, che una reli­gione che si fa por­tav­oce di pre­cetti non negozi­a­bili trag­ga prof­it­to da transazioni poten­zial­mente in con­trasto con la sua morale, come l’ac­quis­to di armi, preser­v­a­tivi o mate­ri­ale pornografi­co?

È evi­dente che per Fol­lieri e Kozar pecu­nia non olet, il denaro non puz­za, a pre­scindere da dove proven­ga. La loro trova­ta, però, non sem­bra avere avu­to molto for­tu­na. A poco più di un anno dal varo, infat­ti, l’of­fer­ta del­la car­ta di cred­i­to del Vat­i­cano risul­ta scadu­ta sul sito di Wash­ing­ton Mutu­al e soprav­vive soltan­to nelle pagine pro­mozion­ali di Fol­lieri Cap­i­tal, una delle soci­età in cui si arti­co­la il grup­po fonda­to cinque anni fa da Raf­fael­lo insieme al padre Pasquale, e in un comu­ni­ca­to stam­pa pre­sente nel­l’archiv­io online del­la Soci­ety for the Prop­a­ga­tion of the Faith.

La Visa del­la Chiesa, insom­ma, non è rius­ci­ta «a riportare il dono di amore e sper­an­za di Gesù ai poveri e sof­fer­en­ti del mon­do», come promet­te­va di fare, ma ha garan­ti­to almeno al cat­toli­cis­si­mo Raf­fael­lo la pro­mozione a con­sulente spe­ciale del­la Pon­tif­i­cal Mis­sion Soci­eties, con il com­pi­to di svilup­pare prodot­ti finanziari spe­cial­iz­za­ti per le orga­niz­zazioni cat­toliche statu­niten­si.

Se mai ha mil­lan­ta­to qual­cosa, come sostiene l’F­bi, il gio­vane Fol­lieri lo ha fat­to dunque poten­do godere del sosteg­no di alcu­ni autorevoli espo­nen­ti del­la Chiesa cat­toli­ca, che han­no con­tin­u­a­to a col­lab­o­rare con lui anche quan­do sul­la cor­ret­tez­za dei suoi com­por­ta­men­ti si era­no già adden­sate parec­chie nubi. Forse sarebbe ecces­si­vo cer­care delle simil­i­tu­di­ni tra ques­ta vicen­da e il brut­to prece­dente di mon­sign­or Marcinkus, il “banchiere di Dio” pro­tag­o­nista negli anni Ottan­ta del­lo scan­da­lo del­lo Ior, ma di sicuro non è il caso di tirare in bal­lo Totò e le sue truffe grottesche da cinque­cen­tomi­la lire.

Arti­co­lo pub­bli­ca­to anche su Medi­um

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