Sono in molti, in questo inizio di legislatura, a intonare il ritornello che ha accompagnato la campagna elettorale di Berlusconi, a partire da amici e collaboratori come Marcello Dell’Utri e Deborah Bergamini, ripagati delle rispettive disavventure con un seggio nel nuovo parlamento. Ma a pochi giorni dal Vaffaday promosso a Torino da Beppe Grillo per un’informazione libera, l’elezione che fa più scalpore – anche se in realtà non ne ha parlato praticamente nessuno – è soprattutto quella di Renato Farina, l’ex vicedirettore di Libero radiato dall’Ordine dei Giornalisti per aver spiato colleghi e svolto operazioni di depistaggio per conto del Sismi, il servizio segreto militare italiano.
Se li conosci li eviti, il vademecum per le elezioni di Peter Gomez e Marco Travaglio, lo definisce «autore di celebri interviste in ginocchio e a domicilio all’amato Berlusconi, nonché di alcuni memorabili falsi scoop giornalistici (come le interviste mezze inventate a Stefania Ariosto e a Massimo Fini, o la campagna contro Ilda Bocassini, accusata di aver addirittura “rapito i bambini” di un’immigrata somala)».
Il neo-deputato del Popolo della Libertà – intesa evidentemente anche come libertà di depistare, calunniare e disinformare – poco più di un anno fa patteggiava una pena di sei mesi di reclusione per favoreggiamento nel sequestro di Abu Omar, imam egiziano rifugiato in Italia e sequestrato dalla Cia a Milano nel 2003 con l’aiuto del Sismi.
Gomez e Travaglio ricordano che «una volta scoperto, si dipinge come un patriota, un combattente della “Quarta guerra mondiale” (senza peraltro spiegare quale sia stata la Terza) contro il terrorismo islamico e in difesa della “civiltà occidentale ebraico-cristiana” (senza peraltro spiegare perché si arruolò nel Sismi fin dal 1999, due anni prima dell’attacco alle due Torri). Aggiunge che, sì, il Sismi lo pagava, ma a titolo di “rimborso spese” per le sue costose e rischiose attività di 007. Spese di trasferta, dice una volta. Pagamenti a confidenti, racconta un’altra. Soldi dati in beneficenza, rettifica una terza».
Nel 2006 l’agente Betulla, questo il nome in codice di Farina, viene inizialmente sospeso per 12 mesi dall’Ordine dei Giornalisti. Su richiesta del procuratore generale della Repubblica di Milano, però, la sospensione il 29 marzo 2007 si trasforma in radiazione per avere «violato pesantemente le prescrizioni deontologiche fissate negli articoli 2 e 48 della legge professionale» e anche «l’articolo 7, primo comma, della legge 801/1977 che vieta ai giornalisti di collaborare con i servizi segreti».
Per l’Ordine che Beppe Grillo vorrebbe cancellare si tratta di una decisione a suo modo storica, perché le radiazioni di giornalisti dall’albo professionale si contano sulle dita di una mano. La severità usata nei confronti di Farina, seppure soltanto dopo il provvidenziale intervento della magistratura, riflette la gravità dei suoi comportamenti, assolutamente incompatibili con la deontologia cui dovrebbe attenersi chi fa informazione. A dispetto del provvedimento adottato nei suoi confronti, comunque, lui continua a pontificare indisturbato dalle pagine Libero.
Sulle stesse pagine, negli anni precedenti, il sedicente difensore della “civiltà occidentale ebraico-cristiana” che figurava sul libro paga del Sismi si era distinto per la denigrazione di Enzo Baldoni, il collaboratore del settimanale Diario sequestrato e assassinato dall’Esercito islamico iracheno nell’agosto 2004.
Come ricorda Cesare Piccitto, «a pochi giorni dal rapimento arrivò in Italia il primo video dell’ostaggio, lesse le condizioni dettate dai suoi rapitori. L’indomani Libero titolò: “Vacanze intelligenti” a firma dell’allora vice direttore Renato Farina, testuale: “Gli esperti dell’intelligence atlantica hanno molti dubbi su tutta la vicenda. Il volto del prigioniero non rivela contrazioni inevitabili per chi si trovi sull’orlo dell’abisso. Non appaiono intorno all’italiano uomini armati e mascherati. Potrebbe esser una recita”. Pochi giorni dopo lo stesso quotidiano, la stessa firma, rincarò la dose: “Non si va alla ventura come facili prede. Poi il prezzo lo pagano persone che non contano niente (l’interprete autista), la propria famiglia, e il governo. Torna Baldoni, e limitati agli aperitivi in piazza San Babila. E in vacanza cogli pesche dell’agriturismo di famiglia”».
In Italia, insomma, i giornalisti che fanno il loro mestiere rischiano di fare la stessa fine di Baldoni, preso per il culo perfino in punto di morte, o di Enzo Biagi, cacciato dalla televisione pubblica dopo decenni di onorato servizio perché inviso al capo. I giornalisti-spioni alla Farina, invece, fanno il loro ingresso trionfale in parlamento. Dal loro punto di vista è proprio vero: meno male che Silvio c’è.
Articolo pubblicato anche su Medium
Ero amico personale di Enzo Baldoni, di cui rimpiango tuttora la morte.
Vorrei però fare un’osservazione sull’Ordine dei Giornalisti. I fatti che racconti dimostrano che non solo l’Ordine è poco influente ma in certi casi anche addirittura controproducente.
Una delle argomentazioni per denigrare il lavoro di Enzo a suo tempo fu appunto il fatto che era un “reporter freelance”, neanche iscritto all’Ordine. Quindi il suo caso fu trattato inizialmente con una certa sufficienza da parte della stampa di destra e di sinistra perché etichettato come “un dilettante di sinistra” da una parte, e come “non è uno dei nostri” da parte di altre testate che infatti si affrettavano sempre a sottolineare che era “un pubblicitario” e successivamente una specie di giornalista per hobby.
Qui un articolo in ricordo di Enzo che ho scritto per il blog dei freelance:
http://www.bolleblu.info/?p=4
Il fatto che Renato Farina continui a scrivere su Libero nonostante la radiazione dall’Ordine è un’ulteriore conferma dell’irrilevanza di questo per la qualità del giornalismo italiano. Non ci trovo nulla di scandaloso (secondo me chiunque dovrebbe poter scrivere su un giornale e anche poterlo dirigere, se ne ha le capacità, senza alcun obbligo di iscrizione a un Ordine che, in questa forma, non esiste in nessun altro paese occidentale), e mi sembra solo una conferma che, anche nei casi dei provvedimenti disciplinari più gravi, comunque l’Ordine non incide su quello che afferma di tutelare. E’ quindi un ente inutile, salvo forse le tutele assicurative e previdenziali per gli iscritti di serie A.