in Censura, Internet

L’indig­nazione a reti e schiera­men­ti uni­fi­cati che ha accolto la notizia del­la pub­bli­cazione sul web di una “lista nera” di 162 pro­fes­sori uni­ver­si­tari ebrei, o con­siderati tali, rischia di non ren­dere un buon servizio alla lot­ta con­tro l’an­tisemitismo. Tan­to meno alla ver­ità. Fer­ma restando, infat­ti, la neces­sità di non abbas­sare mai la guardia di fronte a episo­di di intoller­an­za e intim­i­dazione, il clam­ore medi­ati­co provo­ca­to dal­la vicen­da ha fat­to da mega­fono alla lista in ques­tione, che una vol­ta “oscu­ra­ta” è sta­ta più let­ta di quan­do era lib­era­mente con­sulta­bile in rete.

Gra­zie alla cache di Google, che mantiene in memo­ria per un po’ di tem­po una copia delle pagine di ogni sito indi­ciz­za­to, “lista di pro­scrizione” com­pre­sa, è pos­si­bile aggi­rare facil­mente l’oscu­ra­men­to di cui han­no par­la­to gior­nali e tv. La pri­ma impres­sione, stan­do al lin­guag­gio uti­liz­za­to, è di trovar­si di fronte a quel­lo che Vit­to­rio Zam­bardi­no definisce «un caso clas­si­co di mimetismo ide­o­logi­co ottenu­to attra­ver­so un impas­to infer­nale, stru­men­tale e igno­rante di cat­to­lices­i­mo fon­da­men­tal­ista, sosteg­no alla causa palesti­nese e anti­semitismo».

L’anon­i­mo cura­tore del blog, che si fir­ma con il nome di Re Shau­los II, pre­cisa con prosa clau­di­cante — e uti­liz­zan­do solo ed esclu­si­va­mente let­tere in maius­co­lo, a ulte­ri­ore con­fer­ma di una cer­ta mega­lo­ma­nia — che «l’e­len­co sot­to ripor­ta­to è sta­to dedot­to dal­la elen­cazione dei nomi pre­sen­ti nel­la petizione pub­bli­ca pro­pos­ta dal­la comu­ni­ta ebraica di Roma nelle uni­ver­sità ital­iane con­tro il boicot­tag­gio cul­tur­ale e civile attua­to dalle uni­ver­sità ingle­si nei con­fron­ti di Israele e dei docen­ti ebrei/israeliani (aggres­sione israeliana in Libano) iscrit­ti al ruo­lo nelle uni­ver­sità ingle­si ed espul­si per svol­gere attiv­ità polit­i­ca in favore del­lo sta­to di Israele».

Trat­tasi, insom­ma, di nomi scopi­az­za­ti da un appel­lo con­tro l’an­tisemitismo pub­bli­ca­to a paga­men­to sul Cor­riere del­la Sera tre anni fa. Chi­unque abbia fir­ma­to il doc­u­men­to in ques­tione è sta­to con­sid­er­a­to ebreo, a pre­scindere che lo fos­se davvero. Non lo è, per esem­pio, Nico­la Tranfaglia, che lo ha anche pre­cisato sul suo sito, ram­mar­i­can­dosi del fat­to «che pos­sano com­pi­lar­si sim­ili liste, che cir­col­i­no sul­la rete e che ci si met­ta tan­to tem­po a sman­tel­lar­le o ren­der­le invis­i­bili, come è avvenu­to ieri per un provved­i­men­to del Min­istro degli Interni». Anche Tranfaglia dimen­ti­ca però che il blog­ger anti-Israele non ha com­pi­la­to un bel nul­la, lim­i­tan­dosi a copi­are e incol­lare una lista recu­per­a­ta altrove, che era già di dominio pub­bli­co, e ad accom­pa­g­narla con frasi scon­clu­sion­ate con­tro una pre­sun­ta «lob­by ebraica del­la Sapien­za».

A ben vedere, Mau­r­izio Gas­par­ri meno di un mese fa ha com­pi­u­to un’­op­er­azione sim­i­le sen­za sus­citare altret­tan­ta indig­nazione. L’ex min­istro delle Comu­ni­cazioni, infat­ti, ha pub­bli­ca­to su Gasparri.it la lista dei fir­matari del­l’ap­pel­lo con­tro la visi­ta del Papa all’U­ni­ver­sità La Sapien­za di Roma, accom­pa­g­nan­dola con dichiarazioni alle agen­zie di questo tenore: «È gente da man­dare in galera insieme ai pro­fes­sori che li han­no gui­dati. E che sfider­e­mo. È gente indeg­na di salire in cat­te­dra. I loro nomi van­no divul­gati affinché l’I­talia intera pos­sa sapere chi è nemi­co del­la lib­ertà e pro­mo­tore del­l’o­dio e del ter­rore».

Se un ex min­istro del­la Repub­bli­ca uti­liz­za toni di questo tipo, riparan­dosi dietro lo scu­do del­l’im­mu­nità par­la­mentare, non stupisce che ci sia chi fa altret­tan­to trin­ceran­dosi dietro l’anon­i­ma­to di Inter­net. È un pic­co­lo prez­zo paga­to alla lib­ertà di espres­sione garan­ti­ta dal web, in nome del­la quale, come sot­to­lin­ea anco­ra Zam­bardi­no, «non si può aval­lare la prat­i­ca di oscu­rare i siti di ques­ta spaz­zatu­ra. Per­ché cre­ato un caso, si è cre­a­ta una prat­i­ca che non conosce lim­i­ti».

Stupisce piut­tosto che il min­istro del­l’In­ter­no, Giu­liano Ama­to, si sia sen­ti­to in dovere di inter­venire per­sonal­mente per recla­mare «accer­ta­men­ti rapi­di» da parte del­la polizia postale. Come se ci si trovasse davvero di fronte a una peri­colosa cospi­razione e non ai deliri soli­tari di uno dei tan­ti nazis­tel­li che popolano, purtrop­po, il web e che adesso forse starà gongolan­do di fronte al putife­rio che è rius­ci­to a provo­care con un sem­plice copia-e-incol­la.

«I pri­mi accer­ta­men­ti svolti ieri — ha scrit­to saba­to 9 feb­braio Fioren­za Sarzani­ni in una delle due pagine ded­i­cate alla vicen­da dal Cor­riere del­la Sera — han­no dimostra­to che il mes­sag­gio era sta­to mes­so in rete nel novem­bre scor­so. E dunque bisogna innanz­i­tut­to ver­i­fi­care come mai sia sta­to scop­er­to soltan­to tre mesi dopo». Il mis­tero è presto sve­la­to, e sen­za dover ricor­rere alla polizia postale: pri­ma del­la denun­cia di Anti-Defama­tion League e Comu­nità Ebraica di Roma, e del con­seguente bac­cano degli ulti­mi giorni, il blog che ha pub­bli­ca­to la “lista di pro­scrizione” dei docen­ti non se lo fila­va nes­suno, come tes­ti­mo­nia anche l’e­siguo numero di com­men­ti che com­paiono in coda a cias­cun post.

«La scelta di pub­bli­car­lo nuo­va­mente dopo l’oscu­ra­men­to del sito — aggiunge Sarzani­ni — fa sup­porre che si trat­ti di per­son­ag­gi esper­ti del web». Questo pas­sag­gio del­l’ar­ti­co­lo fa sup­porre in realtà che l’autrice del pez­zo abbia una conoscen­za un po’ approssi­ma­ti­va di Inter­net e del suo fun­zion­a­men­to, vis­to che la pub­bli­cazione del­lo stes­so mate­ri­ale su altri siti non pre­sup­pone par­ti­co­lari conoscen­ze tec­niche. Sem­mai una tes­ta dura. Ed è curioso l’u­ti­liz­zo del plu­rale — «per­son­ag­gi esper­ti del web» — come a vol­er sug­gerire che dietro la pub­bli­cazione del­la lista si celi davvero una cospi­razione e non l’opera di un mat­to che sof­fre del­la sin­drome di Cap­sLock.

Piut­tosto di affan­nar­si in indagi­ni lunghe e dis­pendiose negli Inter­net point, gli inquiren­ti potreb­bero com­in­cia­re con qualche sem­plice ricer­ca su Google. Sco­prireb­bero, per esem­pio, che l’or­mai famoso Re Shau­los II è un fre­quen­ta­tore piut­tosto assid­uo del sito del leader del­la Destra, Francesco Storace, dove di recente ha las­ci­a­to alcu­ni com­men­ti del­lo stes­so tenore di quel­li pub­bli­cati sul blog oscu­ra­to. Suoi inter­ven­ti sim­ili, inoltre, si ritrovano anche sul sito di Anto­nio Di Pietro. Sem­pre, rig­orosa­mente in maius­co­lo, come un’im­pronta dig­i­tale che con­fer­ma che dovrebbe trat­tar­si del­la stes­sa per­sona.

Arti­co­lo pub­bli­ca­to anche su Medi­um

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