in Censura

La vicen­da del­la con­tes­ta­ta visi­ta di Ratzinger alla Sapien­za, con­clusa — nel­la sostan­za se non nelle chi­ac­chiere — con il dietrofront del papa di mart­edì sera, con­fer­ma la vocazione ital­iana all’iper­bole, al provin­cial­is­mo e al melo­dram­ma. Nel­la ten­tazione, purtrop­po, stan­no caden­do in molti, a par­tire dai diret­tori dei due prin­ci­pali quo­tid­i­ani ital­iani, Pao­lo Mieli (Cor­riere del­la Sera) ed Ezio Mau­ro (La Repub­bli­ca).

Il pri­mo, ospite del Tg1, ha par­la­to di «fat­to enorme» e di «una pag­i­na ver­gog­nosa, brut­ta, che non fa onore al nos­tro Paese». Il sec­on­do, in un com­men­to pub­bli­ca­to il 16 gen­naio in pri­ma pag­i­na, l’ha defini­ta nien­te­meno che «una data spar­ti­acque per i rap­por­ti tra chi crede e chi non crede, tra la fede e la laic­ità, persi­no tra lo Sta­to e la Chiesa. Fino a ieri, questo era un Paese toller­ante, dove la forte impronta reli­giosa, cul­tur­ale, sociale e polit­i­ca del cat­to­lices­i­mo coesiste­va con opin­ioni, pratiche, cul­ture e fedi diverse, garan­tite dal­l’au­tono­mia del­lo Sta­to repub­bli­cano, sec­on­do la rego­la del­la Cos­ti­tuzione. Qual­cosa si è rot­to, dram­mati­ca­mente, sot­to gli occhi del mon­do».

Il mon­do, come tes­ti­mo­ni­a­to dal­la stes­sa Repub­bli­ca, in realtà ha segui­to dis­trat­ta­mente la vicen­da. Il pic­co­lo richi­amo alla notizia, per esem­pio, è spar­i­to alla svelta dal­l’home page del sito del quo­tid­i­ano londi­nese The Guardian, più inter­es­sato alle pos­si­bili riper­cus­sioni del­l’indagine per eva­sione fis­cale su Fabio Capel­lo, neo ct del­la nazionale di cal­cio inglese, che dal­la querelle papale. Nel suo arti­co­lo da Roma ded­i­ca­to alla vicen­da, il cor­rispon­dente John Hoop­er ha colto in due righe il suc­co del­la ques­tione: «La con­tro­ver­sia non ha prece­den­ti in un Paese in cui le critiche alla Chiesa cat­toli­ca di soli­to sono attutite».

Lo scan­da­lo, al net­to delle preved­i­bili e pretes­tu­ose polemiche, sta tut­to qui. Il capo del­la redazione romana del­la Cnn, Alessio Vin­ci, si è det­to invece sor­pre­so per la deci­sione di Ratzinger di can­cel­lare la visi­ta alla Sapien­za solo per le critiche di alcu­ni stu­den­ti e pro­fes­sori, dopo che lo stes­so Papa era sta­to pro­tag­o­nista, l’an­no scor­so, di un viag­gio molto più con­tro­ver­so — e poten­zial­mente assai più peri­coloso — in Turchia.

I toni da red­de rationem di Mieli e Mau­ro han­no però trova­to un’e­co bipar­ti­san nei com­men­ti di qua­si tut­ti i politi­ci del­l’ar­co cos­ti­tuzionale. Per Anna Finoc­chiaro, pres­i­dente del grup­po Pd-Uli­vo alla Cam­era, «il fat­to che Benedet­to XVI rin­un­ci alla visi­ta all’u­ni­ver­sità di Roma cos­ti­tu­isce una feri­ta grave a quei prin­cipi sacrosan­ti che sono alla base del­la con­viven­za civile: il libero con­fonto tra le idee e la capac­ità di rec­i­pro­co ascolto. Non c’è voce che nel nos­tro Paese deb­ba tacere e non com­pren­do sin­ce­ra­mente le ragioni che han­no por­ta­to a quegli atteggia­men­ti e quelle prese di posizione che di fat­to sono diven­tati intoller­an­za. Che questo sia avvenu­to nel mon­do acca­d­e­mi­co è anco­ra più grave e insp­ie­ga­bile. Oggi non è un bel giorno per la democrazia del nos­tro Paese». Il pre­mier Pro­di ha espres­so la sua «con­dan­na duris­si­ma» «un episo­dio di intoller­an­za» che «mi ha molto rat­tris­ta­to». Per il seg­re­tario del Par­ti­to Demo­c­ra­ti­co, Wal­ter Vel­troni, «è una scon­fit­ta del­la cul­tura lib­erale e di quel prin­ci­pio fon­da­men­tale che è il con­fron­to delle idee e il rispet­to delle isti­tuzioni».

Qua­si iden­ti­ci i com­men­ti prove­ni­en­ti da destra, diver­si nel­la for­ma più che nel­la sostan­za. L’aen­ni­no Gas­par­ri, per esem­pio, ha defini­to «ripug­nante vedere nel tele­gior­nale tossi­ci e ter­ror­isti alla Sapien­za per fes­teggia­re la rin­un­cia del Papa». Per l’ex min­istro delle Comu­ni­cazioni, che nel frat­tem­po ha pub­bli­ca­to i nomi dei fir­matari del­l’ap­pel­lo anti-pon­tefice sul suo sito a mo’ di lista di pro­scrizione, «è gente da man­dare in galera insieme ai pro­fes­sori che li han­no gui­dati. E che sfider­e­mo. È gente indeg­na di salire in cat­te­dra. I loro nomi van­no divul­gati affinché l’I­talia intera pos­sa sapere chi è nemi­co del­la lib­ertà e pro­mo­tore del­l’o­dio e del ter­rore. L’I­talia di Pro­di è ques­ta. L’I­talia vera deve riaf­fer­mare i val­ori del­la lib­ertà». L’ex Guardasig­illi Rober­to Castel­li, con i toni mis­urati di sem­pre, ha par­la­to invece di vit­to­ria dei «nazisti rossi», soste­nen­do che «chi non ha argo­men­ti nel pro­prio cervel­lo, ha pau­ra di quel­lo degli altri e si affi­da alla vio­len­za e all’in­toller­an­za per evitare che ven­ga espres­so il pun­to di vista altrui».

Ma bol­lare come «vio­len­za» e «intoller­an­za» le prese di posizione legit­time e non vio­lente di stu­den­ti, scien­ziati e docen­ti del­l’u­ni­ver­sità romana con­trari alla visi­ta del Papa non equiv­ale a negare loro la pos­si­bil­ità di esprimere il pro­prio pun­to di vista? Il dub­bio non ha sfio­ra­to qua­si nes­suno, tan­to meno i mezzi di comu­ni­cazione uffi­ciali, tut­ti impeg­nati a ripro­porre una dis­in­for­mazione a sen­so uni­co, che non rac­con­ta i fat­ti ma pre­tende invece di indi­care al pro­prio pub­bli­co l’u­ni­ca opin­ione che è pos­si­bile e oppor­tuno avere in propos­i­to.

Così il Tg1, il pri­mo tele­gior­nale di quel­lo che dovrebbe essere il servizio pub­bli­co radiotele­vi­si­vo — al servizio dunque, almeno in teo­ria, anche degli stu­den­ti e dei docen­ti con­trari alla visi­ta di Ratzinger alla Sapien­za — ha aper­to l’edi­zione serale del 15 gen­naio con una frase che non è una notizia ma una con­dan­na: «L’in­toller­an­za di pochi costringe il papa ad annullare la visi­ta all’U­ni­ver­sità di Roma». Di fronte a Ratzinger, insom­ma, per il Tg1 la lib­ertà di espres­sione di scien­ziati e stu­den­ti del­la Sapien­za diven­ta intoller­an­za. E l’au­tono­ma deci­sione del Vat­i­cano di annullare la visi­ta del papa, a dis­pet­to delle ras­si­cu­razioni logis­tiche for­nite nel frat­tem­po dal gov­er­no, si trasfor­ma in una costrizione impos­ta dai con­tes­ta­tori, che avreb­bero dovu­to lim­i­tar­si a stare zit­ti, con buona pace del­la lib­ertà di espres­sione, evi­den­te­mente con­sid­er­a­ta una pre­rog­a­ti­va esclu­si­va del vesco­vo di Roma.

In questo cli­ma da cac­cia medi­at­i­ca alle streghe, la Chiesa ha avu­to buon gio­co a vestire i pan­ni del­la vit­ti­ma. Così la pres­i­den­za del­la Cei (Con­feren­za Epis­co­pale Ital­iana) ha espres­so «la pro­pria incon­dizion­a­ta vic­i­nan­za a Benedet­to XVI, ogget­to di un gravis­si­mo rifi­u­to che man­i­fes­ta intoller­an­za anti­de­mo­c­ra­t­i­ca e chiusura cul­tur­ale». Per la Radio Vat­i­cana, quel­la dei pro­fes­sori è «un’inizia­ti­va di tipo cen­so­rio».

Sem­bra una riedi­zione del­la “sco­mu­ni­ca” rifi­la­ta l’an­no scor­so dal­l’Osser­va­tore Romano al comi­co Andrea Rivera, accusato addirit­tura di ter­ror­is­mo per aver osato criti­care Ratzinger in diret­ta tv dal pal­co del con­cer­to del pri­mo mag­gio. «Il papa — ques­ta la pri­ma bat­tuta “ter­ror­ista” di Rivera — ha det­to che non crede nel­l’evoluzion­is­mo. Infat­ti la Chiesa non si è mai evo­lu­ta». E anco­ra: «Non sop­por­to che il Vat­i­cano abbia rifi­u­ta­to i funer­ali di Wel­by. Invece non è sta­to così per Pinochet, Fran­co e per uno del­la ban­da del­la Magliana».

A dis­pet­to del pen­siero uni­co papista di questi giorni — ques­ta sì, per rici­clare le parole di Mieli, davvero «una pag­i­na ver­gog­nosa, brut­ta, che non fa onore al nos­tro Paese» — è impor­tante far pre­sente che dipin­gere Ratzinger come una vit­ti­ma del­la cen­sura e del­la negazione del­la lib­ertà di espres­sione sig­nifi­ca stravol­gere la realtà. Come han­no ricorda­to, tra le poche voci fuori dal coro, i rad­i­cali Mar­co Pan­nel­la ed Emma Boni­no, in Italia infat­ti «l’u­ni­co che ha la paro­la, mat­ti­na e sera, è il papa, con i suoi seguaci, e la morale cat­toli­ca».

La par­o­dia di un’I­talia intoller­ante, dom­i­na­ta da un potere laico e anti­cler­i­cale che obbli­ga al silen­zio il pon­tefice, fa a pug­ni con la realtà di una Chiesa che nel nos­tro Paese gode di priv­i­le­gi sconosciu­ti a tutte le altre con­fes­sioni reli­giose e che attra­ver­so i suoi ver­ti­ci inter­viene su tut­ti e su tut­to, dai gay all’abor­to, pas­san­do per le unioni di fat­to, la fecon­dazione assis­ti­ta e il tes­ta­men­to bio­logi­co, con un’in­sis­ten­za che negli ulti­mi anni si è fat­ta sem­pre più pres­sante e osses­si­va, gra­zie anche alla com­plic­ità inter­es­sa­ta del­l’ined­i­to fenom­e­no antropo­logi­co rap­p­re­sen­ta­to dai cosid­det­ti “atei devoti” alla Giu­liano Fer­rara.

In questo quadro, quel­la dei pro­fes­sori con­trari all’in­ter­ven­to di Ratzinger all’in­au­gu­razione del­l’an­no acca­d­e­mi­co appare soltan­to come una for­ma di legit­ti­ma dife­sa. Un arroc­ca­men­to a pro­tezione del­l’ul­ti­mo forti­no del­la Sapien­za. Un gesto sim­bol­i­co ma ecla­tante — e quin­di inac­cetta­bile agli occhi dei cus­to­di del pri­ma­to del­la Chiesa — in un sedi­cente Sta­to laico i cui rap­p­re­sen­tan­ti politi­co-isti­tuzion­ali sono qua­si tut­ti gen­u­f­lessi alle volon­tà d’Oltrete­vere, con l’ac­com­pa­g­na­men­to acriti­co e indul­gente del­la grancas­sa dei media. «Un’I­talia debole e infragili­ta davan­ti all’ar­ro­gan­za delle ger­ar­chie cler­i­cali», come ha denun­ci­a­to Vit­to­rio Foa in un’in­ter­vista a Simon­et­ta Fiori pub­bli­ca­ta pro­prio il 15 gen­naio su Repub­bli­ca.

Ha ragione Gad Lern­er quan­do avverte che ora «si grid­erà al papa cen­sura­to, tornerà in auge la leggen­da del­la per­se­cuzione anti­cat­toli­ca nel Paese che più di ogni altro asseg­na uno spazio medi­ati­co perfi­no sovradi­men­sion­a­to alla Chiesa». Per questo face­vano una cer­ta tenerez­za i ragazzi asser­ragliati all’in­ter­no del­l’u­ni­ver­sità che mart­edì sera parla­vano di «grande vit­to­ria» davan­ti alle tele­camere sen­za ren­der­si con­to, almeno così sem­bra­va, che il vero vinci­tore era Ratzinger.

Il papa, infat­ti, con il suo gran rifi­u­to ha evi­ta­to i rischi di una con­tes­tazione diret­ta, riceven­do allo stes­so tem­po — attra­ver­so le una­n­i­mi, monot­o­ne e indig­nate attes­tazioni di sol­i­da­ri­età che gli sono state ind­i­riz­zate — la con­fer­ma del­l’ab­norme influen­za che la Chiesa con­tin­ua a esercitare sui ver­ti­ci politi­co-isti­tuzion­ali ital­iani. Una con­fer­ma provvi­den­ziale anche per mascher­are la sua debolez­za sostanziale in una soci­età sem­pre più sec­o­lar­iz­za­ta, che accoglie con cres­cente indif­feren­za, se non con palese fas­tidio, la can­tile­na dei moni­ti morali ripro­posti quo­tid­i­ana­mente dal Vat­i­cano.

Ha ragione anche Adri­ano Pros­peri che — sem­pre dalle pagine di Repub­bli­ca — prevede che adesso qual­cuno, se non diret­ta­mente il papa, farà in modo di «sfruttare ques­ta cen­sura e di ampli­fi­car­la allo scopo di ren­dere ancor più sala­to il con­to da pre­sentare alle impau­rite com­pagi­ni gov­er­na­tive, agli scal­pi­tan­ti can­di­dati alla suc­ces­sione del gov­er­no in car­i­ca».

Qua­si tut­ti i com­men­ti di questi giorni non schierati apri­or­is­ti­ca­mente con le posizioni papiste, come quel­li di Lern­er e Pros­peri, sono molto pun­tu­ali nel descri­vere e dep­re­care i dan­ni veri o pre­sun­ti provo­cati alla causa laica dal­la riv­ol­ta del­la Sapien­za. Le uniche alter­na­tive che sem­bra­no offrire a chi non con­di­vide il ver­bo del Vat­i­cano, però, sono due: il silen­zio — Mas­si­mo Cac­cia­ri per esem­pio ha inti­ma­to ai docen­ti che han­no fir­ma­to l’ap­pel­lo con­tro la visi­ta del papa di tacere per i prossi­mi ven­t’an­ni — o la rasseg­nazione a essere addi­tati al pub­bli­co ludib­rio come ter­ror­isti e oscu­ran­tisti nemi­ci del­la lib­ertà di espres­sione, del dial­o­go e del con­fron­to. Il “mira­co­lo” medi­ati­co di questi giorni in effet­ti è anche lessi­cale, per­ché chi crit­i­ca la Chiesa pro­prio per il suo oscu­ran­tismo mil­lenario si è vis­to ricadere addos­so l’ac­cusa come un boomerang.

Ai laici non devoti di questo Paese res­ta la magra con­so­lazione di even­tu­ali scuse pos­tume, da incas­sare comunque non pri­ma di cinque o sei sec­oli, e una doman­da rimas­ta fino­ra sen­za una rispos­ta con­vin­cente: come è pos­si­bile dialog­a­re e con­frontar­si con una Chiesa che si pre­sen­ta con un bagaglio di dog­mi dichiarati a pri­ori non negozi­a­bili — l’e­sat­to con­trario del­la scien­za, che si fon­da sul dub­bio e sul­la con­tin­ua mes­sa in dis­cus­sione delle pro­prie certezze — e il cui prin­ci­pale rap­p­re­sen­tante è un monar­ca asso­lu­to con­sid­er­a­to infal­li­bile?


Aggior­na­men­to del 20 gen­naio 2008. Il cir­co­lo di Roma del­l’Uaar, Unione degli atei e degli agnos­ti­ci razion­al­isti, invi­ta ad aderire a un appel­lo a sosteg­no dei “cat­tivi maestri” del­l’U­ni­ver­sità La Sapien­za. Di segui­to il testo del­l’ap­pel­lo.

«Esprim­i­amo la nos­tra piena sol­i­da­ri­età e la nos­tra grat­i­tu­dine ai docen­ti fir­matari del­l’ap­pel­lo affinché la parte­ci­pazione di Papa Benedet­to XVI all’in­au­gu­razione del­l’an­no acca­d­e­mi­co venisse annul­la­ta.

Apprezzi­amo la sen­si­bil­ità del Papa per aver dec­li­na­to l’in­vi­to; non altret­tan­to si può dire del Ret­tore Rena­to Guar­i­ni, che si è mostra­to ina­dat­to al ruo­lo che rico­pre, inca­pace di tute­lare la laic­ità del­l’U­ni­ver­sità e il dial­o­go uni­ver­sale. Inadem­pi­ente alle sue respon­s­abil­ità di garante, ha pos­to i fir­matari del sud­det­to appel­lo nel­la sco­mo­da posizione di dover sup­plire ai com­pi­ti di garanzia che gli sareb­bero sta­ti pro­pri e deter­mi­na­to una spi­acevolis­si­ma situ­azione.

Siamo inoltre stupi­ti ed amareg­giati per la super­fi­cial­ità con cui espo­nen­ti politi­ci e isti­tuzion­ali di pri­mo piano, tra cui dispi­ace in par­ti­co­lar modo dover annover­are il Pres­i­dente del­la Repub­bli­ca Gior­gio Napoli­tano e il Min­istro del­l’U­ni­ver­sità Fabio Mus­si, si sono uni­ti al lin­ci­ag­gio morale cui i fir­matari del­l’ap­pel­lo sono sta­ti e sono tut­to­ra sot­to­posti.

Infine, ci dichiari­amo ester­refat­ti dal­la dev­as­tante super­fi­cial­ità ed incom­pe­ten­za di gran parte del­la stam­pa, che si è lan­ci­a­ta alla ricer­ca del­lo scoop nel migliore dei casi, o del­la stru­men­tal­iz­zazione polit­i­ca nel più fre­quente.

In par­ti­co­lare, è sta­to com­ple­ta­mente stra­volto il sig­ni­fi­ca­to del­l’ap­pel­lo, non cer­to inte­so a tac­itare una voce e a impedire il dial­o­go e il con­fron­to, ma a tute­lare il pro­fon­do sig­ni­fi­ca­to stori­co e morale del­l’in­au­gu­razione del­l’an­no acca­d­e­mi­co, la più solenne cer­i­mo­nia acca­d­e­m­i­ca, nel­la quale l’u­ni­ver­sità cel­e­bra la lib­ertà del sapere uni­ver­sale, ideal­mente lib­era da qualunque con­dizion­a­men­to e patrona­to».

Arti­co­lo pub­bli­ca­to anche su Medi­um

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Commento

  1. sono una mam­ma e voglio dire la mia opin­ione in mer­i­to a quest’ul­ti­mo episo­dio del papa e del­l’u­ni­ver­si­ta’ del­la sapien­za. io non pren­do posizione a favore del uno o del­l’al­tro, poiche’ non e’ questo che voglio sot­to­lin­eare.
    io cre­do che il papa sia la per­sona des­ig­na­ta a rap­p­re­sentare la paro­la di Dio
    in modo asso­lu­to. la paro­la di Dio e’ Amore, e’ Pace, e’ Umil­ta’, e’ Accoglien­za, e’ Purez­za, e’ Unione,.…
    avrei volu­to vedere un papa umile, un papa che crei unione, un papa che accol­ga anche chi lo alon­tana.
    ho vis­to invece un papa che ha cre­ato una divi­sione net­ta tra le due posizioni
    chieden­do sol­i­da­ri­eta’ nei suoi con­tron­ti (richi­es­ta fat­ta dai rap­p­re­sen­tan­ti del­la chiesa). si e’ cre­ato cosi in molte per­sone un sen­ti­men­to di dis­prez­zo per quei docen­ti e stu­den­ti che han­no man­i­fes­ta­to la pro­pria opin­ione in mer­i­to alla visi­ta del papa.
    il mas­si­mo rap­p­re­sen­tante del­la chiesa cris­tiana ha cre­ato cosi divi­sione e dis­prez­zo in nome di una “lib­er­ta’”.
    ma mi chiedo, il papa non dovrebbe inseg­nar­ci a con­quistare i val­ori diver­sa­mente?
    sonia

  2. haaaaaaaaai raaaaaaaaaaaaaagggggggggggggggi­i­i­i­i­i­i­i­i­i­i­i­i­i­iooooooone