in Politica

Sui politi­ci e sui costi del­la polit­i­ca da qualche set­ti­mana a ques­ta parte sof­fia una brut­ta aria. Passerà, ma nel frat­tem­po c’è chi ha deciso di caute­lar­si da even­tu­ali, assai improb­a­bili tagli dan­do pro­va di essere asso­lu­ta­mente indis­pens­abile per i pre­cari des­ti­ni del Paese. È il caso, per esem­pio, di Ric­car­do Pedrizzi, respon­s­abile di Allean­za Nazionale per le politiche del­la famiglia, pres­i­dente del­la con­sul­ta eti­co-reli­giosa e mem­bro del­l’esec­u­ti­vo politi­co del par­ti­to. Mica uno qualunque, insom­ma.

Il nos­tro, nel­l’an­sia di dimostrare di mer­itare il lau­to stipen­dio da sen­a­tore incas­sato ogni mese, ieri si è lan­ci­a­to in dichiarazioni mem­o­ra­bili, deg­ne di una com­me­dia alla Totò e Pep­pino. «La deci­sione assun­ta all’u­na­nim­ità dal­l’aula del Sen­a­to di riman­dare in com­mis­sione Gius­tizia il ddl sul cog­nome dei figli affinché su di esso si pos­sa riflet­tere mag­gior­mente — ha det­ta­to con solen­nità alle agen­zie — è sag­gia».

Pote­va finire lì, ma Pedrizzi, ripen­san­do agli even­tu­ali, assai improb­a­bili tagli, ha pen­sato che forse era il caso di pros­eguire. E in effet­ti ha pros­e­gui­to, sen­ten­zian­do che «tale ddl, in effet­ti, ci pare mosso più da moti­vazioni ide­o­logiche che da un’­ef­fet­ti­va esi­gen­za sociale, né ci risul­ta che dalle donne ital­iane sal­ga, insop­prim­i­bile, la doman­da di dare anche (o, addirit­tura solo) il pro­prio cog­nome (che poi è quel­lo del padre, para­dos­so elo­quente) ai figli. Cre­di­amo anzi che la stra­grande mag­gio­ran­za delle donne di questo Paese non viva asso­lu­ta­mente lo sta­tus quo come una diminu­tio».

Pote­va finire lì, ma Pedrizzi, com­pia­cen­dosi delle arzi­gogo­late acrobazie logiche e del­la prosa for­bi­ta, con­di­ta (addirit­tura!) da un pizzi­co di lati­no — per dimostrare che ha stu­di­a­to e far con­tento papa Ratzinger — ha pen­sato che forse era il caso di pros­eguire. Cer­ta­mente, ha benig­na­mente con­ces­so, «i figli si fan­no in due, e quin­di qualunque provved­i­men­to lo riaf­fer­mi è da con­sid­er­ar­si il ben­venu­to, ma stravol­gere una tradizione mil­lenar­ia che dis­cende diret­ta­mente dal dirit­to romano, e dunque è non solo giuridi­ca ma anche sociale e cul­tur­ale, non vedi­amo quali ben­efi­ci pos­sa apportare alle nos­tre famiglie. Il ris­chio, anzi, è che pos­sa incidere neg­a­ti­va­mente sul­la coe­sione famil­iare e sociale, cre­an­do occa­sioni di ten­sione, se non di con­flit­tual­ità».

A questo pun­to Pedrizzi si è con­vin­to che pote­va davvero finire lì. Gli ital­iani tira­no un sospiro di sol­lie­vo e ringraziano (le ital­iane un po’ meno, ma si rasseg­ni­no: sono il ses­so debole). Final­mente qual­cosa di con­cre­to a sosteg­no del­la famiglia. I 16mila e rot­ti euro incam­erati questo mese il sen­a­tore di An se li è pro­prio mer­i­tati.

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