in Diritti, Società

Tra le tante moti­vazioni, più o meno stram­palate, addotte da chi si oppone all’ap­provazione di una legge che riconosca alcu­ni dirit­ti alle cop­pie di fat­to, la più grossa cas­trone­r­ia è quel­la rib­a­di­ta nelle ultime ore dal­l’U­nione giuristi cat­toli­ci, che — scrive Mar­co Poli­ti su Repub­bli­ca — nega rilie­vo pub­bli­co e sociale alle cop­pie gay per­ché «strut­tural­mente non aperte alla gen­er­azione».

Niente male per un’as­so­ci­azione che nel­l’home page del suo sito dichiara di credere nel «riconosci­men­to del val­ore del­la per­sona umana e dei suoi dirit­ti, a pre­scindere da qualunque dif­feren­za di raz­za, di ses­so, di cul­tura e di nazion­al­ità». Anche per­ché a chi ragiona con la pro­pria tes­ta, e non sul­la base di dog­mi di fede, non pos­sono sfug­gire le con­seguen­ze di ques­ta argo­men­tazione con­tro il riconosci­men­to di qual­si­asi dig­nità giuridi­ca alle cop­pie omoses­su­ali. Negare loro rilie­vo pub­bli­co per­ché «strut­tural­mente» impos­si­bil­i­tate a pro­cre­are sig­nifi­ca infat­ti — nel­la sostan­za — sostenere che tale rilie­vo dovrebbe essere rifi­u­ta­to anche alle cop­pie eteroses­su­ali che per ragioni ana­gra­fiche o san­i­tarie (per esem­pio la steril­ità) non sono «strut­tural­mente» in gra­do di avere bam­bi­ni.

Si può aggiun­gere che definire una cop­pia, etero o omoses­suale che sia, solo dal pun­to di vista ripro­dut­ti­vo sig­nifi­ca trascu­rare la sua dimen­sione affet­ti­va e sociale, che è quan­tomeno altret­tan­to impor­tante. Ai ver­ti­ci del­la Chiesa con­tem­po­ranea e ai suoi più accan­i­ti seguaci, che for­tu­nata­mente rap­p­re­sen­tano solo una parte del var­ie­ga­to mon­do cat­toli­co, queste obiezioni razion­ali non fan­no però né cal­do né fred­do.

E sic­come nel­l’I­talia sec­o­lar­iz­za­ta di oggi non è più pos­si­bile imporre alcu­ni “val­ori” per legge e reprimere cer­ti com­por­ta­men­ti con la forza, come nei tem­pi andati del­la teocrazia asso­lu­ta, Ratzinger, Rui­ni & C. si accon­tentano (per ora) di prati­care queste oper­azioni di sab­o­tag­gio del­lo sta­to laico. Il loro mot­to ispi­ra­tore è — evi­den­te­mente — questo: «Se pro­prio devi fare una cosa che dis­ap­provi­amo, almeno sof­fri un po’».

Si spie­ga così la per­du­rante ottusità delle ger­ar­chie eccle­si­atiche in tema di abor­to, divorzio, uso dei pro­fi­lat­ti­ci e pro­cre­azione assis­ti­ta, sin­te­tiz­za­ta alla per­fezione dal­la scelta meschi­na di Rui­ni di negare i funer­ali reli­giosi a Pier­gior­gio Wel­by, dopo aver­li con­ces­si sen­za bat­tere ciglio a dit­ta­tori, mafiosi e crim­i­nali assor­ti­ti. Che cosa resti in tut­to questo del­l’in­seg­na­men­to cris­tiano è un mis­tero. Se Dio non è mor­to, come can­ta­va anni fa Guc­ci­ni, di sicuro non se la pas­sa benis­si­mo.

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Commento

  1. «strut­tural­mente non aperte alla gen­er­azione»

    Quale sono­ra, impareg­gia­bile, roboante stron­za­ta…

    gra­zie per questo post, ciao!

  2. Con­di­vi­do in pieno con­tenu­to e pas­sione del­l’ar­ti­co­lo che sot­to­lin­ea le con­trad­dizioni di prese di posizione così lon­tane dal mes­sag­gio cris­tiano.