in Intercultura

Due notizie in arri­vo da Milano, cap­i­tale morale del Paese fino a qualche anno luce fa, aiu­tano a fare chiarez­za sui pre­cari des­ti­ni del­l’I­talia con­tem­po­ranea. Pro­tag­o­nisti, tan­to per cam­biare, due extra­co­mu­ni­tari: Ricar­do Izec­son dos San­tos Leite, fan­ta­sista del Milan meglio noto come Kakà, e lo scien­zi­a­to Bulat San­di­tov, promet­tente ricer­ca­tore rus­so con due dot­torati in fisi­ca del­la mate­ria ed econo­mia, che ha vin­to una bor­sa di stu­dio all’u­ni­ver­sità Boc­coni.

Il gio­vane fuori­classe brasil­iano, tre anni dopo l’ap­pro­do al Milan, ieri ha riti­ra­to in prefet­tura il suo nuo­vo pas­s­apor­to ital­iano. Dopo le firme di rito, il neo-ital­iano Kakà è sta­to rice­vu­to pri­vata­mente assieme all’am­min­is­tra­tore del­e­ga­to rossonero, Adri­ano Gal­liani, dal prefet­to di Milano Gian Vale­rio Lom­bar­di. «Il suo gesto, ovvero la richi­es­ta di diventare cit­tadi­no ital­iano e la con­seguente fir­ma sui doc­u­men­ti che lo ren­dono “uno di noi” a tut­ti gli effet­ti — si legge sul sito uffi­ciale del Milan — è sta­ta una di quelle cose che non si fan­no per cal­co­lo, per util­ità. È sta­ta, piut­tosto, una di quelle cose che si fan­no con il cuore».

Kakà, 24 anni, ha potu­to ottenere la nuo­va cit­tad­i­nan­za gra­zie al mat­ri­mo­nio con Car­o­line, una 19enne di orig­i­ni ital­iane apparte­nente all’al­ta borgh­e­sia di San Pao­lo del Brasile. «Io spero di con­tin­uare a essere un sim­bo­lo pos­i­ti­vo, soprat­tut­to per i ragazz­i­ni — ha det­to ieri il cal­ci­a­tore — Voglio diventare un cam­pi­one e fare tante altre cose per trasmet­tere loro i val­ori giusti del­la vita. Quin­di oggi sono anco­ra più con­tento di pot­er essere utile all’I­talia, per­ché sono parte inte­grante di ques­ta soci­età. Sono con­tento”.

Anche Bulat San­di­tov, a modo suo, avrebbe potu­to essere utile all’I­talia. La sua sto­ria, rac­con­ta­ta nei giorni scor­si sulle pagine di Repub­bli­ca, ha avu­to però un epi­l­o­go molto diver­so da quel­la di Kakà. Dopo una lun­ga trafi­la buro­crat­i­ca per avere il per­me­s­so di sog­giorno (non la cit­tad­i­nan­za), il ricer­ca­tore del­la Boc­coni ha ten­ta­to inutil­mente di ottenere il ricon­giung­i­men­to famil­iare con la moglie Olga, che era sta­ta costret­ta a tornare in Rus­sia dopo la sca­den­za del vis­to tur­is­ti­co di tre mesi. Per loro nes­suna cer­i­mo­nia in prefet­tura e tan­tomeno rice­vi­men­ti pri­vati con il prefet­to. Così Bulat ha fat­to i bagagli e si è trasfer­i­to in Olan­da, dove il per­me­s­so di sog­giorno era già pron­to pri­ma anco­ra di par­tire.

Men­tre altri Pae­si fan­no a gara a colpi di borse di stu­dio, finanzi­a­men­ti e ben­e­fit vari per acca­parrar­si i migliori tal­en­ti del­la ricer­ca sci­en­tifi­ca, l’I­talia con­fer­ma così la sua vocazione ad accogliere a brac­cia aperte soltan­to i fuori­classe del pal­lone. Del resto, come ha ricorda­to di recente il pres­i­dente del­la Lega Cal­cio, Anto­nio Matar­rese, lo sport del­la peda­ta è la terza indus­tria ital­iana. Il decli­no del Paese si spie­ga anche così: men­tre i cervel­li fug­gono, noi impor­ti­amo cal­ci­a­tori.

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