in Guerra e pace, Politica

Dopo cir­ca tre mesi di silen­zio — e a meno di 24 ore dalle elezioni di medio ter­mine per il rin­no­vo parziale del Con­gres­so Usa — Michael Moore si è rifat­to vivo con un mes­sag­gio invi­a­to agli iscrit­ti del­la sua newslet­ter per invitare tut­ti i sosten­i­tori del Par­ti­to demo­c­ra­ti­co alla mobil­i­tazione. «Domani notte — scrive il reg­ista di Bowl­ing a Columbine e Fahren­heit 9/11 — quel­li che han­no sped­i­to 2.800 dei nos­tri sol­dati a morire, e tut­to soltan­to per una bugia inven­ta­ta dal pres­i­dente, sco­pri­ran­no se l’Amer­i­ca ha scel­to di pre­mi­ar­li o di rimuover­li dai loro incar­ichi».

Sec­on­do l’ul­ti­mo sondag­gio pub­bli­ca­to da Newsweek, i can­di­dati demo­c­ra­ti­ci rac­col­go­no cir­ca il 54 per cen­to dei con­sen­si, con­tro il 38 per cen­to degli avver­sari repub­bli­cani, men­tre il tas­so di approvazione del­l’­op­er­a­to del pres­i­dente George W. Bush è appe­na al 35 per cen­to. Mem­o­re del­la cocente delu­sione delle ultime elezioni pres­i­den­ziali, Moore — da tem­po impeg­na­to nel­la real­iz­zazione del nuo­vo film Sicko, che prende di mira l’in­dus­tria del­la san­ità e dovrebbe uscire nelle sale nel cor­so del 2007 — esor­ta però i sosten­i­tori dei demo­c­ra­ti­ci a non antic­i­pare trop­po il brin­disi del­la vit­to­ria.

«Non pen­sate nem­meno per un momen­to che i repub­bli­cani siano rasseg­nati a perdere. Nelle prossime 24 ore com­bat­ter­an­no come cani, nel ten­ta­ti­vo spi­eta­to, impla­ca­bile e sen­za sos­ta di spin­gere ogni sin­go­lo elet­tore con­ser­va­tore a recar­si alle urne. Men­tre noi trascor­ri­amo ques­ta gior­na­ta come sem­pre, decine di migli­a­ia di volon­tari repub­bli­cani stan­no bus­san­do alle porte, facen­do tele­fonate e orga­niz­zan­do i trasfer­i­men­ti ai seg­gi dei loro sosten­i­tori. Non dor­mono, non man­giano, non guardano nep­pure Fox News. Un giorno intero sen­za Fox News? Pro­prio così, sono folle­mente ded­i­cati alla causa».

Il moti­vo per cui sono costret­ti a dar­si da fare così tan­to, aggiunge il reg­ista, sta nel fat­to che devono tentare di portare dal­la loro parte un’opin­ione pub­bli­ca che al momen­to è mas­s­ic­cia­mente schier­a­ta con­tro i repub­bli­cani. «Poco meno del 60 per cen­to dis­ap­pro­va l’op­er­a­to di Bush. Più del 60 per cen­to è con­trario alla guer­ra. Questi sono i numeri di una vit­to­ria schi­ac­ciante. E il popo­lo amer­i­cano non cam­bierà idea su Bush e sul­la guer­ra entro domani mat­ti­na. Quin­di per noi dovrebbe essere facile, gius­to? Cer­to, facile come quan­do abbi­amo vin­to nel 2000 e quan­do siamo sta­ti in tes­ta agli exit poll per tut­to il giorno nel 2004. Sapete come stan­no le cose: il fronte avver­sario non fa pri­gion­ieri. E pro­prio quan­do sem­bra che per noi tut­to fili nel ver­so gius­to, i repub­bli­cani improvvisa­mente, mis­te­riosa­mente vin­cono le elezioni».

Il mis­tero, per Moore, in realtà non è poi così mis­te­rioso. I repub­bli­cani, infat­ti, «sono là fuori, sot­to casa vos­tra, in questo pre­ciso istante, a dar­si da fare. E invece VOI cosa state facen­do? Siete davan­ti al com­put­er a leg­gere ques­ta mia let­tera ner­vosa! Smet­tete di leg­gere! Abbi­amo solo poche ore per strap­pare il con­trol­lo del Con­gres­so a questi “rap­p­re­sen­tan­ti” che, se con­fer­mati nel­l’in­car­i­co, con­tin­uer­an­no a spedire lag­giù a morire i nos­tri gio­vani uomi­ni e le nos­tre gio­vani donne».

Da qui l’in­vi­to finale agli elet­tori demo­c­ra­ti­ci, che il reg­ista in realtà definisce un’im­plo­razione, a fare subito alcune cose: tele­fonare o inviare e‑mail agli ami­ci per con­vin­cer­li ad andare a votare e per aiu­tar­li a indi­vid­uare il loro seg­gio, e con­tattare MoveOn.org, le sedi locali del Par­ti­to demo­c­ra­ti­co o il quarti­er gen­erale dei sin­goli can­di­dati demo­c­ra­ti­ci alla Cam­era e al Sen­a­to Usa, per offrir­si di dare una mano in queste ultime ore di cam­pagna elet­torale.

«Ok, adesso speg­nete il com­put­er. Lo farò anch’io. Abbi­amo del lavoro serio da fare. La buona notizia è che noi siamo più di loro. Dimos­tri­amo­lo una vol­ta per tutte. Avete da fare qual­cosa di più impor­tante oggi? Il resto del mon­do — e niente di meno — dipende da noi».

Arti­co­lo pub­bli­ca­to anche su Medi­um

Scrivi un commento

Commento

  1. I demo­c­ra­ti­ci pos­sono anche andare a votare ma se qual­cuno poi truc­ca le macchinette del­la Diebold e loro non si lamen­tano? Han­no fat­to brogli per far vin­cere Bush nel 2000 (Flori­da) e 2004 (Ohio). Non c’è due sen­za tre. Di questo dovrebbe par­lare Moore.

  2. In effet­ti la ques­tione dei brogli, visti i prece­den­ti clam­orosi, è fon­da­men­tale. Detesto fare il ver­so ai vari Schi­fani e Cic­chit­to, ma anche la con­dan­na a morte di Sad­dam Hus­sein pro­prio alla vig­ilia del voto negli Sta­ti Uni­ti mi sem­bra sospet­ta. Un caso di “gius­tizia a orologe­ria”, come direb­bero i berlus­cones, che ha fat­to molto como­do al pres­i­dente Bush, che sul­l’I­raq ulti­ma­mente era un po’ a cor­to di argo­men­ti con­vin­cen­ti.

    Per quan­to riguar­da nel­lo speci­fi­co Michael Moore, però, è gius­to anche ricor­dare che ai brogli delle elezioni del 2000, che han­no per­me­s­so a Bush junior di prevalere su Al Gore, ha ded­i­ca­to la parte iniziale del suo Fahren­heit 9/11.

    Se in questo caso non ne ha par­la­to esplici­ta­mente, cre­do sia per­ché il suo obi­et­ti­vo era soltan­to quel­lo di spronare più gente pos­si­bile a votare per i demo­c­ra­ti­ci. Par­lare dei brogli, vicev­er­sa, avrebbe potu­to avere l’ef­fet­to con­trario, favoren­do il già altissi­mo asten­sion­is­mo. Per­ché dovrei sco­modar­mi per andare a votare, infat­ti, se i risul­tati sono truc­cati a tavoli­no?

    Cer­care di con­vin­cere più elet­tori pos­si­bili a votare i can­di­dati demo­c­ra­ti­ci, inoltre, è un modo indi­ret­to di osta­co­lare even­tu­ali brogli. Più alto è il divario tra i due schiera­men­ti, infat­ti, più è com­pli­ca­to manipo­lare l’e­si­to del voto.

    Gius­to, comunque, tenere alta la guardia, anche per­ché ieri sera molti dei cosid­det­ti esper­ti parla­vano già di una rimon­ta dei con­ser­va­tori nei sondag­gi. Pos­si­bile che gli amer­i­cani cam­bi­no sem­pre idea all’ul­ti­mo min­u­to?