in Guerra e pace, Giornalismo

Nel giorno in cui Reporters sans fron­tières ha pub­bli­ca­to il suo quin­to rap­por­to sul­la lib­ertà di stam­pa nel mon­do è oppor­tuno rac­cogliere e rilan­cia­re l’ap­pel­lo per la lib­er­azione del fotore­porter ital­iano Gabriele Torsel­lo, rapi­to in Afghanistan il 12 otto­bre scor­so men­tre viag­gia­va a bor­do di un auto­bus pub­bli­co in direzione del­la cap­i­tale Kab­ul. Un appel­lo anco­ra più nec­es­sario per­ché, come ha sot­to­lin­eato Gen­naro Carotenu­to, «in giro c’è più sol­i­da­ri­età per tal Mas­si­mo Cec­cheri­ni, espul­so dal­l’Iso­la dei famosi, una prece, che per Torsel­lo rapi­to in Afghanistan».

Con il suo lavoro, ha scrit­to Infor­ma­tion Guer­ril­la, Gabriele vol­e­va «tes­ti­mo­ni­are la dram­mat­i­ca realtà del­l’Afghanistan e ave­va avu­to con­tat­ti pos­i­tivi con i Tale­bani con i quali ave­va vis­i­ta­to un vil­lag­gio raso al suo­lo dalle truppe straniere. Questo rapi­men­to non gio­va a col­oro che vogliono la fine del­l’oc­cu­pazione mil­itare e non gio­va soprat­tut­to ai civili afghani e a tutte quelle per­sone che sono le vere vit­time del­la guer­ra, spes­so dimen­ti­cate dai media e dai gov­erni occi­den­tali. Non gio­va nep­pure all’im­mag­ine dei musul­mani per­ché l’Is­lam vieta di rapire e di man­care di rispet­to a una per­sona che è venu­ta in pace e in par­ti­co­lare durante il mese di Ramadan».

In questi giorni la lib­er­azione del gior­nal­ista ital­iano, che si è con­ver­ti­to alla reli­gione islam­i­ca 12 anni fa con il nome di Kash e ave­va fre­quen­ta­to a Lon­dra la moschea di Regen­t’s Park, è sta­ta chi­es­ta anche da diver­si rap­p­re­sen­tan­ti del mon­do musul­mano. Peac­eRe­porter, in par­ti­co­lare, ha rac­colto e rilan­ci­a­to gli appel­li del pri­mo par­la­mentare musul­mano — e ami­co di Torsel­lo — Lord Nazir Ahmed («Non pos­so che esprimere orrore e pre­oc­cu­pazione per questo rapi­men­to, un atto ingius­to nei con­fron­ti di un fratel­lo, dato che Kash è musul­mano») e del famoso intel­let­tuale islam­i­co egiziano Tariq Ramadan («Niente, niente in asso­lu­to può gius­ti­fi­care i rapi­men­ti e i sequestri di donne, bam­bi­ni e uomi­ni inno­cen­ti»).

Arti­co­lo pub­bli­ca­to anche su Medi­um

Scrivi un commento

Commento

  1. IL MIO COMMENTO SU QUESTA VICENDA E’ IL SEGUENTE:
    IN PRIMO LUOGO SONO SICURO CHE IL RAPIMENTO SIA UNA FARSA PER SPILLARE UN PO’ DI SOLDI DALLE CASSE DELLO STATO E DARLI AI COMPAGNI TERRORISTI, IN SECONDO LUOGO AMMETTENDO CHE IL RAPIMENTO SIA VERO, NESSUNO GLI HA ORDINATO O COSTRETTO PISTOLA ALLA TEMPIA DI ANDARE IN POSTI COSI’ PERICOLOSI.
    MIO NONNO DICEVA ” HAI VOLUTO LA BICICLETTA, ORA PEDALA.…!”.
    SALUTI

  2. Sec­on­do me era meglio che ce lo las­ci­a­vano là…d’altronde era a casa sua o sbaglio? Sono d’ac­cor­do con Bran­cac­cio, non dovrebbe ricadere nelle tasche (vuote) degli ital­iani lo scot­to del­la scelta per­son­ale di Torsel­lo, soprat­tut­to se sap­pi­amo come ver­ran­no uti­liz­za­ti quei sol­di (mag­a­ri per uccidere qualche nos­tro mil­itare). Il prossi­mo funerale di Sta­to sapre­mo chi l’ha commissionato…il GOVERNO ITALIANO

  3. Caro Mar­quis, in effet­ti — ma lo sai già — ti sbagli: Torsel­lo è ital­iano e risiede a Lon­dra. Il fat­to che si sia con­ver­ti­to all’Is­lam non sig­nifi­ca che l’Afghanistan sia “casa sua”.

    Per il resto, i vostri com­men­ti mi ricor­dano quel­li già let­ti e sen­ti­ti altre volte a propos­i­to delle due Simone o di Giu­liana Sgrena e — come quel­li — mi sem­bra­no, per usare una definizione polit­i­cal­ly cor­rect, molto miopi.

    In tem­pi di legge finanziaria, pos­so capire la pre­oc­cu­pazione rispet­to all’even­tuale riscat­to paga­to per ottenere la lib­er­azione del nos­tro con­nazionale, che avrebbe sot­trat­to ulte­ri­ori risorse alle casse del­lo Sta­to.

    È una pre­oc­cu­pazione miope, però, per­ché non tiene in con­sid­er­azione le centi­na­ia di mil­ioni di euro investi­ti dal­l’I­talia nelle due fal­li­men­ta­ri mis­sioni mil­i­tari in Iraq e Afghanistan, dietro il pretesto ingan­nev­ole del­l’in­ter­ven­to “uman­i­tario”.

    Per­sonal­mente resto con­vin­to che la pace, più che con gli eserci­ti, si pos­sa costru­ire gra­zie all’im­peg­no di per­sone come Gabriele Torsel­lo, le due Simone, Giu­liana Sgrena e tut­ti quel­li che come loro rifi­u­tano l’idea manichea di uno “scon­tro di civiltà”.

    Di con­seguen­za sono molto felice che Gabriele ne sia usci­to vivo. E se la sua vita è costa­ta davvero un riscat­to, si trat­ta dei pochi sol­di ben spe­si in una mon­tagna di denaro get­ta­ta al ven­to per assec­on­dare la polit­i­ca sci­agu­ra­ta di Bush & C.