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Dig­i­ti www.odg.it e al pos­to del­l’home page del sito del­l’Or­dine dei gior­nal­isti vieni reind­i­riz­za­to a una pag­i­na che con­tiene — all’ind­i­riz­zo http://makara.kayyo.com/h/ — un procla­ma in un inglese a trat­ti un po’ mac­cheron­i­co (e in quel­lo che sem­bra essere tur­co) di un sedi­cente grup­po di “guardiani del­la Turchia e del­l’Is­lam”, che se la pren­dono con la Fran­cia, colpev­ole del «geno­cidio in Alge­ria», e le dichiara­no guer­ra, anzi una cyber-guer­ra, promet­ten­do di diventare «la sua maledi­zione nel mon­do dig­i­tale».

A essere col­pi­ta da questo attac­co di defac­ing, il ter­mine che nel­l’am­bito del­la sicurez­za infor­mat­i­ca indi­ca appun­to il cam­bi­a­men­to illecito dei con­tenu­ti di un sito web, non è solo la home page, ma anche alcune pagine interne, come quel­la ded­i­ca­ta ai free­lance, men­tre altre porzioni del sito del­l’Or­dine sono sfug­gite al “rapi­men­to” dei cyber-ter­ror­isti, anche se per rag­giunger­le è ovvi­a­mente nec­es­sario dig­itare il loro ind­i­riz­zo diret­to.

Ma cosa c’en­tra il sito del­l’Or­dine dei gior­nal­isti ital­iani con Fran­cia, Turchia e Islam? Pro­prio nul­la, tan­to che sono gli stes­si hack­er a chiedere scusa con un appos­i­to post scrip­tum, in cui spie­gano di non avercela pro­prio con chi legge, ma che la cyber-guer­ra è guer­ra: «Vogliamo che qualche politi­co francese provi ad ascoltar­ci».

L’at­tac­co è qua­si cer­ta­mente lega­to alle recen­ti ten­sioni tra Pari­gi e Ankara. Il 17 otto­bre, infat­ti, il par­la­men­to tur­co ha approva­to una dichiarazione che con­dan­na il voto dei dep­u­tati france­si su un prog­et­to di legge che prevede sanzioni per chi nega il geno­cidio armeno del 1915.

«Il popo­lo tur­co non deve ver­gog­nar­si del­la sua sto­ria», si legge nel testo, sec­on­do cui l’at­teggia­men­to del­l’assem­blea francese «lascerà ferite aperte nelle relazioni politiche, eco­nomiche e mil­i­tari tra Fran­cia e Turchia». E, a quan­to pare, anche sul sito del nos­tro Ordine dei gior­nal­isti…

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