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La Ger­ma­nia dei mon­di­ali di cal­cio come la Roma dei glad­i­a­tori? Il paragone può sem­brare azzarda­to, ma a ren­der­lo plau­si­bile sono le chi­ac­chiere che han­no accom­pa­g­na­to il cam­mi­no sem­pre più tri­on­fale del­la squadra azzur­ra ver­so la finale di Berli­no di ques­ta sera. Il ret­tan­go­lo verde, infat­ti, col pas­sare delle set­ti­mane si è trasfor­ma­to in un’are­na in cui la nos­tra nazionale ha lot­ta­to per il pro­prio riscat­to. Come i glad­i­a­tori, il cui des­ti­no era lega­to solo ed esclu­si­va­mente al cor­ag­gio e alla bravu­ra dimostrati nel com­bat­ti­men­to.

È il caso soprat­tut­to del com­mis­sario tec­ni­co, Mar­cel­lo Lip­pi, e di due degli azzur­ri più rap­p­re­sen­ta­tivi, il portiere Buf­fon e cap­i­tan Can­navaro. Alla vig­ilia dei mon­di­ali, infat­ti, i loro nomi sono fini­ti — per motivi diver­si — nel miri­no di chi chiede­va la loro esclu­sione dal­la nazionale per lan­cia­re un forte seg­nale di cam­bi­a­men­to rispet­to ai vari scan­dali che han­no fat­to tremare Cal­ciopoli.

Dopo le vit­to­rie più o meno con­vin­cen­ti del­l’I­talia, però, la situ­azione si è rib­al­ta­ta e i crit­i­ci del­la pri­ma ora sono fini­ti a loro vol­ta sul­la grati­co­la, sot­to­posti agli sber­l­ef­fi degli opin­ion­isti di turno, lesti a sot­to­lin­eare a più riprese che l’ap­pro­do del­l’I­talia alla finale si deve anche — o soprat­tut­to — al con­trib­u­to di Lip­pi, Buf­fon e Can­navaro. Ergo, sarebbe sta­ta una fol­lia pri­var­si del loro appor­to. Non è dato sapere cosa sarebbe suc­ces­so se gli azzur­ri fos­sero colati a pic­co con l’Aus­tralia, ma il tono di cer­ti com­men­ti che pre­ce­dono la finalis­si­ma di stasera con la Fran­cia non con­sente di esclud­ere l’ipote­si che, in caso di tri­on­fo, pos­sano spuntare dei cartel­li in piaz­za San Pietro per invo­care l’im­me­di­a­ta beat­i­fi­cazione di tut­ta la squadra.

Perfi­no l’avvo­ca­to di Luciano Mog­gi, Pao­lo Trofi­no, sem­bra aver fiu­ta­to l’aria revi­sion­ista del momen­to, facen­do mal­iziosa­mente notare, nel­la sua arringa al proces­so sporti­vo in cor­so allo sta­dio Olimpi­co, che «a parte le chi­ac­chiere, l’u­ni­ca trac­cia conc­re­ta del “sis­tema Mog­gi” la potremo vedere domeni­ca sera a Berli­no, in cam­po. A gio­car­si la finale del­la Cop­pa del mon­do ci saran­no due squadre com­poste per­lop­iù da ex gio­ca­tori del­la Juve di Mog­gi, ci sarà un allena­tore volu­to da Mog­gi e persi­no due fisioter­apisti di Mog­gi».

Comunque vada, quin­di, l’ex diret­tore gen­erale del­la Juven­tus ha già vin­to i mon­di­ali, e forse meriterebbe anche lui di incas­sare il pre­mio di 250mila euro des­ti­na­to a cias­cun cal­ci­a­tore azzur­ro — per la serie piove sem­pre sul bag­na­to — in caso di con­quista del­la tan­to agog­na­ta cop­pa… «E meno male che la sen­ten­za del proces­so non arri­va domeni­ca mat­ti­na, pri­ma del­la finale… Comunque vada, ai mon­di­ali è anda­ta bene e di questo dob­bi­amo ringraziare Lip­pi e i gio­ca­tori. Sì, pro­prio quel Lip­pi che avrebbe dovu­to forse rimanere a casa. E io adesso dico: gra­zie a Dio che è rimas­to lì…».

Che sul­l’on­da delle notizie prove­ni­en­ti dal­la Ger­ma­nia il cli­ma sia decisa­mente cam­bi­a­to lo dimostra anche questo com­men­to di Clemente Mas­tel­la, che è min­istro del­la Gius­tizia, non uno dei tan­ti avven­tori dei bar sport del­la peniso­la. «L’am­nis­tia in caso di vit­to­ria ai Mon­di­ali? Il gov­er­no non inter­ferisce — ha aggiun­to Mas­tel­la all’in­ter­no del­la stes­sa inter­vista rilas­ci­a­ta al Cor­riere del­la Sera — Però cre­do che i tifosi lo chiedano, un atto di clemen­za».

Vox pop­uli, vox Dei insom­ma. Anche per­ché «è gius­to che Can­navaro e Del Piero e tan­ti altri giochi­no in serie C dopo quel­lo che han­no fat­to? Oppure fac­ciamo come in Gran Bre­tagna dove Churchill vinse la guer­ra e per ricom­pen­sa fu scar­i­ca­to?». Se un mec­ca­ni­co fa la cres­ta sui pezzi di ricam­bio del­l’au­to, però, non ver­rà assolto solo per­ché è un mago nel riparare pis­toni e car­bu­ra­tori. Allo stes­so modo, il fat­to che Mar­cel­lo Lip­pi sia un otti­mo allena­tore che ha por­ta­to lon­tano l’I­talia nel cam­mi­no dei mon­di­ali, gra­zie a un mis­to di bravu­ra e for­tu­na, non dovrebbe can­cel­lare le respon­s­abil­ità di un even­tuale coin­vol­gi­men­to — suo e del figlio Davide — nel cosid­det­to “sis­tema Mog­gi”.

Il fat­to che Gigi Buf­fon abbia con­fer­ma­to di essere uno dei migliori portieri al mon­do non dovrebbe esimer­lo dal rispet­to del rego­la­men­to in mate­ria di scommesse. Il fat­to che Fabio Can­navaro sia sta­to una delle colonne por­tan­ti del­la qua­si impen­e­tra­bile ret­ro­guardia azzur­ra, non dovrebbe impedire di cen­surare le sue dichiarazioni asso­lu­to­rie rispet­to a una ges­tione del cal­cio che si è riv­e­la­ta, attra­ver­so le parole inter­cettate di alcu­ni dei suoi pri­mat­tori, pro­fon­da­mente cor­rot­ta.

Quan­do di mez­zo c’è il pal­lone, con tut­ti gli inter­es­si eco­nomi­ci e le pas­sioni irrazion­ali che si por­ta appres­so, sem­bra però impos­si­bile rius­cire a dis­tinguere la per­sona — con i suoi pre­gi e i suoi difet­ti, i suoi mer­i­ti e le sue colpe — dai risul­tati che ottiene sul cam­po. Uni­co giu­dice, quest’ul­ti­mo, cui molti tifosi (e qualche min­istro, a quan­to pare) sem­bra­no riconoscere il dirit­to di emet­tere sen­ten­ze sul con­to dei pro­pri beni­ami­ni.

Dal­l’altare alla pol­vere, e vicev­er­sa, il pas­so è breve e dipende solo dal­l’e­si­to delle par­tite. Così nelle cronache gior­nal­is­tiche dei dopog­a­ra il Lip­pi antipati­co e scon­troso del­la pri­ma fase dei mon­di­ali, con gli azzur­ri pro­tag­o­nisti di prestazioni sot­to tono, dagli ottavi di finale in poi si è trasfor­ma­to in un toscanac­cio burbero e deciso ma, in fon­do, buono. A fare la dif­feren­za nel­la scelta degli agget­tivi può bastare un cal­cio di rig­ore con­ces­so gen­erosa­mente in zona Cesari­ni.

La morale, bel­la o brut­ta che la si giu­dichi, è che nel­l’ar­co di duemi­la anni le cose non sono cam­bi­ate granché: con­ta solo vin­cere. In caso con­trario però — e questo è l’u­ni­co vero indizio di pro­gres­so che si rica­va da tut­ta la vicen­da — i cal­ci­a­tori-glad­i­a­tori non cor­rono più il ris­chio di essere dati in pas­to ai leoni.

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