«Cofferati? Il suo intervento mi è sembrato totalmente fuori fase. La scelta di affrontare i problemi a valle senza considerare i problemi che stanno a monte di certi fenomeni non mi ha mai convinto. Con l’ordine del giorno che ha presentato in consiglio comunale, però, mi sembra che abbia già fatto qualche passo indietro, perché riconosce la necessità di una vera politica sociale di integrazione. Dai tempi del G8 di Genova, quando Cofferati da segretario della Cgil decise di non partecipare con il sindacato alla manifestazione di chi reclamava un altro modello di sviluppo, ho l’impressione che sia sempre in ritardo nel riconoscere determinate dinamiche sociali».
Gianmario Confortini, ex sindacalista della Fiom e attuale segretario della federazione cremonese di Rifondazione Comunista, non è tenero con il sindaco di Bologna, finito al centro delle cronache delle ultime settimane (e nel mirino di Rifondazione) per la sua presa di posizione sul tema della legalità e dell’immigrazione. Le attenzioni di Confortini, però, sono rivolte soprattutto allo scenario politico locale, dove Rifondazione si è trovata spesso in contrasto con gli alleati.
Dopo le primarie del 16 ottobre non vi sentite ridimensionati dal risultato di Bertinotti?
Io credo che il risultato che abbiamo ottenuto, sia a livello locale, sia nazionale, sia positivo. Innanzitutto perché avevamo insistito, più di altri, sulla necessità che partecipasse il maggior numero di persone. E il livello di partecipazione è andato al di là delle previsioni più ottimistiche. Anche nella nostra provincia, dove a conti fatti ha votato un elettore su quattro del centrosinistra.
Bertinotti, però, ha ottenuto una percentuale di consensi inferiore alle previsioni della vigilia…
In realtà il 16 per cento ottenuto a livello provinciale si traduce in una proiezione sulla coalizione intorno all’8 per cento, un dato superiore a quello ottenuto da Rifondazione alle ultime elezioni provinciali e regionali. Il risultato di Bertinotti alle primarie, quindi, è andato al di là dei consensi ottenuti da Rifondazione. Cosa che invece non è avvenuta per gli altri candidati di partito, che sono usciti tutti molto ridimensionati anche rispetto alla loro base di partenza. Bertinotti, insomma, è stato l’unico che è riuscito a reggere il confronto con Prodi, che pure ha vinto in modo inequivoco. Molti, infatti, hanno interpretato il voto delle primarie in chiave anti-Berlusconi.
Le primarie dell’Unione hanno coinciso con l’approvazione da parte della Camera della riforma della legge elettorale, con il ritorno al proporzionale. Una novità che sta provocando degli scossoni anche a livello locale, vedi l’ipotesi di una “Super-Margherita” attraverso la fusione di Lista Torchio e Margherita.
Questa riforma inevitabilmente porta a esaltare il ruolo delle singole forze politiche, sia pure dentro un’alleanza più ampia. Le manovre centriste che stanno avvenendo a livello locale, però, mi sembrano più formali che sostanziali, perché Torchio e la Margherita esprimevano già una condizione di unità in termini di storia e relazioni. Dal mio punto di vista io sono molto più interessato a quella che invece ritengo una necessità: una presenza e una visibilità della sinistra cosiddetta di alternativa dentro l’Unione. L’esito delle primarie e questa fase politica caratterizzata dalla nuova legge elettorale ci consegnano infatti un compito che in realtà c’era già da prima, ma che ora diventa una priorità: la costruzione di una sinistra alternativa anche a livello locale, cui si somma la necessità di mettere al centro della discussione programmatica quei temi che per noi sono essenziali, come le questioni sociali, ambientali e di sviluppo alternativo.
Ma a Cremona c’è davvero lo spazio per una sinistra di questo tipo?
Io sono convinto di sì, e non solo in termini elettorali. Attorno all’idea di una sinistra con contenuti e valori come gliene riconosciamo nel nostro Paese credo che si possano raccogliere, insieme a noi, non solo i Verdi e i Comunisti italiani, ma anche una parte della sinistra Ds, che non gradisce l’idea del nuovo partito democratico, che non ha più neanche i connotati della socialdemocrazia. Non mi convincono, però, le scorciatoie di tipo organizzativo. Quello che serve è soprattutto un processo di coinvolgimento delle persone dal basso, attraverso un rapporto con i movimenti, le associazioni e i sindacati che operano a livello locale e che possono diventare parte di questo cantiere di sinistra alternativa.
Intanto da poco più di un anno fate parte della maggioranza sia in Provincia che in Comune. Che giudizio dà di questo primo scorcio di legislatura?
Il bilancio per ora è interlocutorio. Siamo cioè di fronte a una situazione che deve essere ancora sviluppata. La nostra vera sfida, come Unione, deve essere quella di tenere insieme il risanamento economico con un risanamento di tipo sociale. È una sfida che vale per noi qui a Cremona come per un eventuale futuro governo Prodi. La politica di risanamento economico deve essere accompagnata da una ridistribuzione del reddito, che è fondamentale per produrre una crescita. Questa crescita, però, deve anche essere compatibile con il nostro contesto ambientale. Viviamo, infatti, in un territorio che non possiamo pensare di depauperare in modo irreversibile, riproducendo un modello di sviluppo che è vecchio e si è dimostrato inefficace.
È per questo che vi siete opposti all’idea di costruire nuove autostrade e centrali per produrre energia?
Certo. La nostra opposizione a questi progetti nasce dal rifiuto di un modello di sviluppo che si vuole perpetuare, ma che è incompatibile con l’ambiente e non risponde neppure alla necessità di rivitalizzare il nostro tessuto economico e sociale. Essere riusciti a contrastare, insieme insieme ai Verdi, la costruzione della centrale turbogas, ha portato alla costruzione di un piano provinciale di produzione energetica mirato sulla produzione da fonti alternative, utilizzando anche l’agricoltura.
Nel centrosinistra, però, si ha l’impressione che su questi temi la vostra sia una posizione isolata?
È vero, ci sono forze anche dentro l’Unione cremonese che continuano a favorire un modello di sviluppo basato su infrastrutture pesanti come le autostrade o l’ipotesi di bretella del Terzo Ponte. Così facendo, però, vengono meno anche a quello che è un impegno programmatico, perché il programma che abbiamo condiviso sia in Provincia che in Comune parla di priorità al trasporto merci sulle ferrovie e al trasporto fluviale, e di messa in sicurezza della rete stradale esistente. Sono queste le priorità cui secondo noi vanno consegnate le poche risorse disponibili. Se ci sono risorse, come si ipotizza, insufficienti a costruire le autostrade, che porterebbero quindi ad aprire cantieri per poi doverli chiudere per mancanza di fondi, dobbiamo accantonare queste opere inutili, costose dal punto di vista ambientale e non risolutive del sistema dei trasporti locali, che grava già troppo sulla gomma. Da questo punto di vista nella nostra provincia siamo in una condizione che è perfino peggiore di quella nazionale. Mentre a livello nazionale, infatti, il 70 per cento del trasporto avviene su gomma, da noi questa percentuale supera l’80 per cento.
Le nuove infrastutture proposte, come il raccordo autostradale del Terzo Ponte, la Ti-Bre e la Cremona-Mantova, spesso però vengono inserite all’interno di un modello di trasporto intermodale, che comprende anche gomma, ferro e acqua.
La verità è che con queste opere non produrremmo un sistema di intermodalità. Si parla sempre della necessità di integrarci con una rete europea dei trasporti, ma questa rete in realtà prevede prima di tutto il rafforzamento del trasporto su ferrovia. Insomma, se vogliamo davvero rilanciare lo sviluppo intermodale, dobbiamo investire sulle ferrovie. Se la Regione mette a disposizione cento milioni di euro per l’autostrada Cremona-Mantova, che sono insufficienti per costruirla visto che il costo totale dovrebbe aggirarsi intorno ai 700 milioni, perché non dirottarli sul miglioramento della rete stradale provinciale e sulle ferrovie locali? Così facendo saremmo in grado di rafforzare sia la tratta ferroviaria Mantova-Cremona-Codogno-Milano, sia quella Cremona-Crema-Treviglio-Milano, arrivando ad avere finalmente un sistema ferroviario efficiente, con ricadute positive per il trasporto passeggeri, ma anche per i pendolari. Questa è la politica che siamo convinti debba essere perseguita, e per questo ci battiamo e ci batteremo dentro le nostre amministrazioni locali.
Il ragionamento è chiaro, ma resta l’impressione che la vostra sia una posizione minoritaria all’interno di Comune e Provincia.
C’è una grande contraddizione di fondo: da una parte ci sono documenti dell’Unione che affermano in modo inequivoco la necessità di spostare il trasporto dalla gomma alle ferrovie e al fiume, poi a livello locale continua a prevalere la logica delle grandi opere. Ovvero la stessa politica portata avanti dalla Legge Obiettivo di Berlusconi e del ministro Lunardi, che riproduce un modello di sviluppo inquinante, che non è né efficace né competitivo, perché punta su un modello ormai superato nei Paesi a maggior sviluppo. In Svizzera, per esempio, una legge prevede entro dieci anni il trasporto di tutte le merci su ferrovia.
Che cosa chiedete, quindi, ai vostri alleati?
Coerenza, anche perché il programma sulla cui base è stato eletto Torchio queste cose le dice, basta consultare il capitolo sul trasporto. Finora, invece, si è fatto troppo poco, con il rischio, appunto, di favorire progetti che hanno alle spalle altri interessi. È il caso, per esempio, di Autostrade Centropadane, una società a capitale pubblico che però agisce con una logica totalmente privata, che non coincide con gli interessi del nostro territorio.
E in concreto come intendete portare avanti le vostre rivendicazioni?
Dei passaggi ci sono. Ad esempio il prossimo consiglio provinciale discuterà della bretella del Terzo Ponte. Lì verificheremo se nell’Unione c’è questa consapevolezza o se invece prevale l’appoggio di interessi privati e particolari, che dal nostro punto di vista non devono avere la meglio sugli obblighi di programmazione pubblica.
Articolo pubblicato il 5 novembre 2005 sul Piccolo Giornale di Cremona
Articolo pubblicato anche su Medium