in Diritti, Politica

In democrazia ognuno è libero di fare ciò che vuole. Ciò sig­nifi­ca che il 12 e 13 giug­no, in occa­sione del ref­er­en­dum sul­la legge che rego­la la pro­cre­azione med­ical­mente assis­ti­ta, ogni ital­iano potrà legit­ti­ma­mente scegliere se recar­si alle urne, restarsene a casa a gio­care alla playsta­tion o mag­a­ri approf­ittare del­la bel­la sta­gione per pren­dere un po’ di tintarel­la.

Fat­ta ques­ta doverosa pre­mes­sa, è com­pren­si­bile e altret­tan­to legit­ti­ma l’ir­ri­tazione dei pro­mo­tori dei quat­tro que­si­ti ref­er­en­dari sul­la legge 40, che con­sid­er­a­no il quo­rum del 50 per cen­to più uno degli elet­tori, nec­es­sario per assi­cu­rare la valid­ità del risul­ta­to che uscirà dalle urne, un’ar­ma impro­pria nelle mani dei sosten­i­tori del no.

A pre­scindere dai temi toc­cati dal ref­er­en­dum, che sono del­i­cati e han­no spac­ca­to trasver­salmente gli schiera­men­ti politi­ci — come dimostra­no per esem­pio le polemiche scop­pi­ate in seno alla Margheri­ta, ad An e a Forza Italia — in effet­ti appare dis­cutibile, sebbene anch’es­sa legit­ti­ma, la scelta di molte realtà con­trarie ai con­tenu­ti del ref­er­en­dum, Chiesa in tes­ta, di sof­fi­are sul fuo­co del­l’as­ten­sione invece di invitare i cit­ta­di­ni a votare quat­tro no.

Si trat­ta, infat­ti, di un atteggia­men­to machi­avel­li­co, che a uno scon­tro aper­to den­tro i seg­gi elet­torali priv­i­le­gia il rag­giung­i­men­to del pro­prio obi­et­ti­vo — la boc­ciatu­ra dei quat­tro que­si­ti ref­er­en­dari — con ogni mez­zo nec­es­sario, facen­do leva su quel­la fet­ta con­sid­erev­ole di elet­tori che non si reca mai a votare e sul­la con­fu­sione che reg­na attorno alle ques­tioni soll­e­vate dal ref­er­en­dum, che sono tan­to impor­tan­ti quan­to di dif­fi­cile com­pren­sione per i cit­ta­di­ni più dis­trat­ti.

Come can­ta­va Gaber, però, lib­ertà è parte­ci­pazione. E in una soci­età come la nos­tra, in cui cresce il dis­tac­co tra rap­p­re­sen­tan­ti e rap­p­re­sen­tati, e anche la ten­den­za ver­so un indi­vid­u­al­is­mo esasper­a­to a dis­capi­to delle varie forme di parte­ci­pazione alla vita col­let­ti­va — di cui il voto, sia esso ammin­is­tra­ti­vo, politi­co o ref­er­en­dario, è una delle espres­sioni più aut­en­tiche — l’indi­cazione del­l’as­ten­sione, accom­pa­g­na­ta da una del­e­ga in bian­co alla classe polit­i­ca per la soluzione del prob­le­ma, rap­p­re­sen­ta una scon­fit­ta del­la democrazia.

Al di là delle diverse opin­ioni sul­la natu­ra degli embri­oni e sui pos­si­bili ben­efi­ci del ricor­so alle cel­lule sta­mi­nali per curare alcune gravi patolo­gie, questo ref­er­en­dum, quin­di, rimette in dis­cus­sione l’op­por­tu­nità del quo­rum, che trop­po spes­so negli ulti­mi anni ha fini­to per pre­mi­are chi alle urne ha prefer­i­to playsta­tion e tintarel­la, svuotan­do così di ogni sig­ni­fi­ca­to l’e­ser­cizio libero e demo­c­ra­ti­co del voto.

Edi­to­ri­ale pub­bli­ca­to il 28 mag­gio 2005 sul Pic­co­lo Gior­nale di Cre­mona

Arti­co­lo pub­bli­ca­to anche su Medi­um

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