in Ambiente

Se il nucleare avrà davvero un futuro in Italia, come aus­pi­ca il pres­i­dente del Con­siglio, Sil­vio Berlus­coni, questo futuro non passerà per la cen­trale nucleare di Caor­so, che entro il 2020 sarà sman­tel­la­ta defin­i­ti­va­mente. A sti­lare il cer­ti­fi­ca­to di morte defin­i­ti­vo per Arturo, come è sta­to rib­at­tez­za­to il reat­tore nucleare che sorge nel ter­ri­to­rio pia­centi­no a una venti­na di chilometri da Cre­mona, sono i respon­s­abili del­la Sogin, l’ente cui il gov­er­no ha affida­to il com­pi­to di sman­tel­lare le cen­trali nucleari ital­iane.

Rac­coglien­do l’assist di Berlus­coni, Pao­lo For­na­cia­ri, uno dei padri stori­ci del nucleare in Italia ed ex respon­s­abile di Enel in questo set­tore di attiv­ità, ha sostenu­to che «se si decidesse di tornare al nucleare, le cen­trali di Caor­so e Tri­no Ver­cellese si potreb­bero riavviare nel giro di 12–15 mesi», aggiun­gen­do che il riavvio di queste cen­trali «costerebbe una frazione infin­i­tes­i­male rispet­to ai fon­di nec­es­sari per il loro sman­tel­la­men­to».

La repli­ca dei diri­gen­ti del­la Sogin, comu­ni­ca­ta nel cor­so di una con­feren­za stam­pa orga­niz­za­ta giovedì mat­ti­na all’interno dell’impianto di Caor­so, è paca­ta quan­to per­en­to­ria: «Riavviare la cen­trale ormai è impos­si­bile». A scan­dire più volte il con­cet­to, di fronte all’insistenza dei gior­nal­isti, è sta­to l’ingegner Ange­lo Papa, diret­tore tec­ni­co di Sogin, che ha spie­ga­to che «non è pos­si­bile riat­ti­vare l’impianto per­ché lo sman­tel­la­men­to è già in fase avan­za­ta, non ci sono più alter­na­tore e tur­bine, il com­bustibile fres­co è sta­to ven­du­to e man­cano le ricariche, che è molto com­pli­ca­to procu­rar­si sul mer­ca­to».

E se il gov­er­no decidesse di pro­cedere comunque in ques­ta direzione, stanzian­do tut­ti i fon­di nec­es­sari per far tornare la cen­trale in attiv­ità? Niente da fare, dis­co rosso anche in questo caso, per­ché, ha pre­cisato Papa, «la cen­trale di Caor­so è rimas­ta fer­ma per trop­po tem­po e per ripren­dere la nor­male attiv­ità dovrebbe ottenere una nuo­va licen­za di eser­cizio rilas­ci­a­ta dall’autorità di con­trol­lo, l’Apat. Ques­ta autor­iz­zazione, però, ver­rebbe rilas­ci­a­ta solo se la cen­trale fos­se in rego­la con gli stan­dard attuali, ma l’adeguamento a questi stan­dard non potrebbe mai essere autor­iz­za­to, anche per­ché gli addet­ti dovreb­bero lavo­rare sot­to il reat­tore, con con­seguen­ze letali per la loro salute». Riat­ti­vare Caor­so, dunque, non con­viene né per motivi san­i­tari, né per motivi eco­nomi­ci. «Nel caso – ha aggiun­to Papa per non las­cia­re spazio a ulte­ri­ori dub­bi – sarebbe molto più con­ve­niente costru­ire una cen­trale ex novo».

A con­dannare a morte cer­ta Arturo, quin­di, è sta­ta la lun­ga inat­tiv­ità. Ter­mi­na­ta di costru­ire nel 1978, dopo cir­ca dieci anni di lavoro nel­la cam­pagna pia­centi­na, la cen­trale era entra­ta in fun­zione all’inizio degli anni Ottan­ta, con una poten­za pari a 840 megawatt. Nel 1987, però, la sua attiv­ità fu bloc­ca­ta a segui­to dell’esito del ref­er­en­dum con il quale gli ital­iani, scioc­cati dalle tremende con­seguen­ze dell’incidente avvenu­to l’anno pri­ma nel­la cen­trale di Cher­nobyl, in Ucraina, dis­sero “no” all’uso dell’atomo per pro­durre ener­gia elet­tri­ca.

Da allo­ra l’impianto ha smes­so di pro­durre ener­gia ma ha con­tin­u­a­to a essere cura­to da una nutri­ta trup­pa di tec­ni­ci, come impon­gono le lunghe pro­ce­dure di dis­mis­sione degli impianti nucleari. «Nel 1987, appe­na fer­ma­to l’impianto, i costi di ges­tione era­no pari a 30 mil­iar­di annui di vec­chie lire, con un per­son­ale di 380 unità», ha spie­ga­to l’ingegner Ren­zo Guer­zoni, che lavo­ra a Caor­so dal 1980 e che poco più di un anno fa ha assun­to la direzione del­la strut­tura. Oggi il numero dei dipen­den­ti è sce­so a quo­ta 145. Un numero comunque con­sis­tente, anche per­ché come ha evi­den­zi­a­to l’ingegner Mar­co Del Luc­ch­ese, respon­s­abile di Sogin per la dis­at­ti­vazione degli impianti nucleari, «la legge impone la pre­sen­za fis­sa sul pos­to di deter­mi­nate fig­ure con capac­ità speci­fiche».

È sta­to pro­prio Del Luc­ch­ese a indi­care nel 2020 l’anno entro cui la cen­trale di Caor­so sarà com­ple­ta­mente sman­tel­la­ta, anche se l’esperienza inseg­na che quan­do si trat­ta di impianti nucleari le date van­no sem­pre prese con le pinze. «Pri­ma di Natale – ha pre­cisato infat­ti il respon­s­abile di Sogin per la dis­at­ti­vazione delle cen­trali – il pro­gram­ma di sman­tel­la­men­to di Caor­so prevede­va la con­clu­sione delle oper­azioni entro il 2018. Dopo il decre­to del 2 dicem­bre scor­so, però, abbi­amo dovu­to ricon­sid­er­are tutte le pre­vi­sioni, e vis­to che il provved­i­men­to sta­bilisce che il decom­mis­sion­ing deb­ba avvenire entro 20 anni, abbi­amo sposta­to la sca­den­za un paio d’anni in avan­ti. Lo sman­tel­la­men­to vero e pro­prio a Caor­so inizierà forse nel 2009, ma pri­ma di pro­cedere bisogn­erà elim­inare tut­to il com­bustibile irra­di­a­to anco­ra pre­sente». I pro­gram­mi di dis­at­ti­vazione preve­dono come sta­dio finale il rag­giung­i­men­to di quel­lo che è sta­to bat­tez­za­to il “pra­to verde”, un’immagine bucol­i­ca uti­liz­za­ta per indi­care il momen­to in cui il ter­reno occu­pa­to dal­la cen­trale sarà com­ple­ta­mente decon­t­a­m­i­na­to e potrà tornare a dis­po­sizione del­la comu­nità locale.

La conferenza stampa del 3 febbraio 2005 alla centrale di Caorso
Da sin­is­tra, Ren­zo Guer­zoni, Ugo Spezia (in pie­di), Ange­lo Papa e Mar­co Del Luc­ch­ese

Di fronte al filo spina­to che cir­con­da tut­ta l’area, ai mil­i­tari che la pre­sid­i­ano per evitare atten­tati o il fur­to del mate­ri­ale radioat­ti­vo e alla torre bian­ca alta diverse decine di metri che sovras­ta la zona cir­costante, è dif­fi­cile rius­cire a immag­inare quel momen­to. Ugo Spezia, respon­s­abile comu­ni­cazione di Sogin, ha assi­cu­ra­to, però, che non si trat­ta di un sog­no irre­al­iz­z­abile e che «saran­no gli ammin­is­tra­tori locali a decidere cosa fare delle aree recu­per­ate». Tut­to questo a pat­to che nel frat­tem­po non emer­ga un’altra des­ti­nazione pos­si­bile per l’area. Oltre all’ipotesi for­mu­la­ta pro­prio in questi giorni dal min­istro dell’Ambiente, Altero Mat­te­oli, la stes­sa Sogin, come ha pre­cisato Spezia, «ha nel suo manda­to oper­a­ti­vo anche il com­pi­to di elab­o­rare dei piani di svilup­po per i ter­ri­tori attual­mente occu­pati dalle cen­trali. Per Caor­so le ipote­si sul­la car­ta sono tante, ma per ora non c’è nul­la di con­cre­to».

Per l’ingegner Papa, comunque, sarebbe un pec­ca­to abbat­tere gli edi­fi­ci del­la cen­trale, «per­ché sono molto robusti, sono sta­ti costru­iti per resistere ai ter­re­moti e una vol­ta decon­t­a­m­i­nati potreb­bero essere uti­liz­za­ti sen­za alcun ris­chio per qual­si­asi scopo, dal­la pro­tezione civile alle attiv­ità com­mer­ciali o sociali». Anche se l’idea che un giorno sul sito del­la cen­trale pos­sa sorg­ere una scuo­la è di per sé affasci­nante, res­ta da vedere, però, in quan­ti sareb­bero feli­ci di man­dar­ci a stu­di­are i pro­pri figli. Il sospet­to, infat­ti, è che gli abi­tan­ti di Caor­so, dopo anni di tor­men­ta­ta con­viven­za con l’impianto, al pos­to di Arturo preferireb­bero vedere solo un sem­plice e banale pra­to verde.


Al via la procedura per lo smaltimento delle scorie

Sarà come ha det­to Berlus­coni, ovvero che avere le cen­trali a pochi metri di dis­tan­za o a diver­si chilometri com­por­ta lo stes­so peri­co­lo, ma osser­vare da vici­no le barre radioat­tive ada­giate nelle piscine del­la cen­trale di Caor­so fa comunque un cer­to effet­to, e non cer­to tran­quil­liz­zante. L’avviso di gara euro­pea che pre­cede l’emissione del ban­do vero e pro­prio per affi­dare il trasfer­i­men­to all’estero di queste scorie alta­mente radioat­tive è par­ti­to qualche giorno fa e a con­tender­si l’assegnazione saran­no due soci­età spe­cial­iz­zate: la francese Coge­ma e l’inglese Bnfl.

Ad annun­cia­r­lo a Caor­so, in un’affollata assem­blea pub­bli­ca, è sta­to Gian­car­lo Bologni­ni, ammin­is­tra­tore del­e­ga­to di Sogin, che ha anche pre­an­nun­ci­a­to le tappe e le date del­la dis­mis­sione prossi­ma ven­tu­ra: «Con­ti­amo di arrivare alla fir­ma del con­trat­to entro mag­gio o giug­no 2005 – ha det­to – Il pri­mo trasporto dovrebbe avvenire alla fine del 2005 e l’ultimo tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008. A quel pun­to si potrà dare il via allo sman­tel­la­men­to vero e pro­prio del­la cen­trale».

Gli ele­men­ti di com­bustibile irrag­gia­to ada­giati nelle piscine del­la cen­trale sono 1.032, pari a 187 ton­nel­late, e la loro des­ti­nazione sarà la Fran­cia o l’Inghilterra, dove in base al con­trat­to che ver­rà stip­u­la­to potran­no restare stoc­cate fino a 20 anni, per un cos­to che è sta­to sti­ma­to in cir­ca 300 mil­ioni di euro. Nel frat­tem­po il nos­tro paese dovrebbe final­mente rius­cire a indi­vid­uare un sito nazionale di stoccag­gio delle scorie radioat­tive. Com­pi­to, questo, che il gov­er­no ha asseg­na­to al gen­erale Jean, del­la Sogin.


Per Caorso il Mit propone nuovi laboratori

«A Caor­so potreb­bero trovare pos­to dei nuovi lab­o­ra­tori sul nucleare». Questo la riv­e­lazione fat­ta al Cor­riere del­la Sera dal min­istro dell’Ambiente, Altero Mat­te­oli, e pub­bli­ca­ta dal quo­tid­i­ano milanese giovedì 3 feb­braio, pro­prio il giorno in cui il min­istro era atte­so alla cen­trale per una visi­ta, annul­la­ta all’ultimo momen­to per non meglio pre­cisati «motivi di salute».

Il min­istro, che nelle ultime set­ti­mane ha reag­i­to piut­tosto fred­da­mente alle uscite del pre­mier Berlus­coni su un pos­si­bile ritorno dell’Italia al nucleare, ha spie­ga­to al Cor­riere che il sito di Caor­so potrebbe piut­tosto ospitare un cen­tro di ricer­ca inter­nazionale sul­la fusione cal­da, con­sid­er­a­ta da alcu­ni addet­ti ai lavori una delle opzioni ener­getiche rel­a­ti­va­mente pulite del futuro.

«È un’ipotesi che sti­amo pren­den­do in con­sid­er­azione e che non inter­ferisce con le attiv­ità di sman­tel­la­men­to in cor­so – ha spie­ga­to Mat­te­oli – In tal sen­so abbi­amo rice­vu­to un’offerta dal Mass­a­chus­setts Insti­tute of Tech­nol­o­gy, che in una let­tera mi ha sug­ger­i­to di uti­liz­zare le strut­ture per attiv­ità di ricer­ca a liv­el­lo inter­nazionale sul­la fusione, come potrebbe essere il prog­et­to “Igni­tor” del pro­fes­sor Bruno Cop­pi». Sul­la pre­sa di posizione pro-nucleare di Berlus­coni il min­istro se la cava con una bat­tuta strim­inzi­ta, «bene ha fat­to a soll­e­vare il prob­le­ma dell’approvvigionamento ener­geti­co», sal­vo rib­adire che «l’idea di riat­ti­vare Caor­so è imprat­i­ca­bile».

All’interno dell’impianto, l’annuncio del min­istro sul­la pos­si­bile creazione in loco di nuovi lab­o­ra­tori di ricer­ca sul nucleare ha colto un po’ tut­ti di sor­pre­sa. «Non ci sem­bra utile entrare nel mer­i­to del­la pro­pos­ta», ha spie­ga­to l’ingegner Del Luc­ch­ese, pre­cisan­do però che «siamo anco­ra molto lon­tani dal pot­er uti­liz­zare la fusione come fonte di ener­gia. Gli esper­ti dicono che bisogn­erà aspettare almeno 40 anni». I respon­s­abili del­la Sogin, comunque, assi­cu­ra­no che i rischi derivan­ti dal­la pre­sen­za di lab­o­ra­tori di questo tipo sareb­bero nul­li. «È un’ipotesi che in ogni caso ci riguar­da solo mar­ginal­mente – ha aggiun­to Del Luc­ch­ese – Come Sogin, infat­ti, il nos­tro ruo­lo rispet­to ai lab­o­ra­tori sarebbe lim­i­ta­to e non di tipo tec­ni­co».

Arti­co­lo pub­bli­ca­to il 5 feb­braio 2005 sul Pic­co­lo Gior­nale di Cre­mona

Arti­co­lo pub­bli­ca­to anche su Medi­um

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Commento

  1. Caris­si­mo Simone, mi fa piacere che tu abbia trat­ta­to l’ar­go­men­to Caorso…intanto come stai? spero bene. Sai, io possiedo una caset­ta pro­prio a fian­co di Arturo a Caor­so, e qualche anno fa mi ave­vano seg­nala­to che vi furono delle perdite non ben pre­cisate. Tut­to venne mes­so a tacere. Me lo disse un sig­nore che lavo­ra­va all’ente nazionale ener­gia del nos­tro paese. Ti risul­ta che il lavoro di con­ser­vazione delle scorie sia così sicuro o mi con­fer­mi quan­to det­to dal sig­nore di cui sopra? Spero di rived­er­ti molto presto.

    Alber­to

  2. Tro­vo sia molto impor­tante vig­i­lare sul­lo sta­to dei nos­tri siti nucleari. Riten­go sia altret­tan­to impor­tante che si spieghi alla gente che a Caor­so si pos­sono fare tante cose: pri­ma fra tutte la RICERCA. L’es­per­i­men­to IGNITOR e’ qual­cosa di entu­si­as­mante che meri­ta una cer­ta cop­er­tu­ra medi­at­i­ca. Vi prego di occu­par­vene con rego­lari­ta’. Gra­zie.

  3. Io ci lavoro con il nucleare e spero si fac­ciano nuove cen­trali. A mio parere non c’è alter­na­ti­va per pro­durre gran­di quan­tità di ener­gia, Solare, Eoli­co, ecc. ecc.? e dove li piazz­i­amo sti mil­ioni di mq di pan­nel­li e pale?

  4. @Max, che lavori nel nucleare… hai pre­sente i tet­ti delle case? la super­fi­cie è più che suf­fi­ciente per pro­durre tut­ta la quan­tità di ener­gia che desideri. Non serve neanche l’e­oli­co.

Webmention

  • Nucleare in Lombardia? 14 Aprile 2011

    […] in inter­net sono cap­i­ta­ta su questo sito dove nel lon­tano 2005 è sta­to scrit­to: “Riavviare la cen­trale ormai è impos­si­bile. A scan­dire […]

  • Come si possono costruire nuove centrali se non si sono ancora smantellate le vecchie? » Abusivoglobal 14 Aprile 2011

    […] (CE) dove notizie ripor­tano che una morte su due è causa­ta da tumore, a Tri­no (VC) e a Caor­so (PC).Queste 4 cen­trali costru­ite in un peri­o­do antecedente al ref­er­en­dum con­tro il nucleare del 1987 […]