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Il Comune e la Provin­cia di Cre­mona dicono sì alla mod­i­fi­ca dei rispet­tivi Statu­ti per con­cedere il voto ammin­is­tra­ti­vo agli immi­grati in pos­ses­so di per­me­s­so di sog­giorno res­i­den­ti nel nos­tro ter­ri­to­rio. Inter­ve­nen­do giovedì pomerig­gio alla pre­sen­tazione del­la mozione del­la Com­mis­sione Immi­grazione del­l’An­ci (Asso­ci­azione Nazionale dei Comu­ni Ital­iani) a favore del­la parte­ci­pazione dei res­i­den­ti extra­co­mu­ni­tari alla vita polit­i­ca degli enti locali, il sin­da­co di Cre­mona, Gian Car­lo Cora­da, ha sostenu­to che «ormai esistono mille motivi, sia di tipo intel­let­tuale che eco­nom­i­co, per andare nel­la direzione di con­cedere il voto agli immi­grati, almeno nelle elezioni ammin­is­tra­tive di Cir­co­scrizioni, Comu­ni e Province. L’im­por­tante è andare avan­ti ver­so questo obi­et­ti­vo insieme alla mag­gio­ran­za degli altri Comu­ni ital­iani».

Cora­da ha spie­ga­to che «l’ide­olo­gia del­la “ter­ra e sangue” è sta­ta respin­ta mez­zo sec­o­lo fa» e ha attac­ca­to chi «ali­men­ta la pau­ra per motivi di carat­tere elet­torale. La pau­ra, infat­ti, non ispi­ra mai una buona polit­i­ca». Il sin­da­co di Cre­mona ha ricorda­to anche la pro­pos­ta avan­za­ta poco più di un anno fa dal­l’al­lo­ra vicepres­i­dente del Con­siglio, Gian­fran­co Fini, che ave­va pro­pos­to, appun­to, di esten­dere agli immi­grati rego­lari il dirit­to di voto ammin­is­tra­ti­vo, definen­dola «un’inizia­ti­va cor­ag­giosa ma, di fat­to, abban­do­na­ta».

Per Cora­da occorre invece ripren­dere il per­cor­so in quel­la direzione, per­ché «non è più pos­si­bile elud­ere le impli­cazioni del grande proces­so migra­to­rio in atto nel mon­do, a causa delle guerre o per motivi eco­nomi­ci. Se non lo fac­ciamo per sen­so di rispet­to dei dirit­ti delle per­sone, dob­bi­amo far­lo per l’in­ter­esse del­l’I­talia, che invec­chia sem­pre di più e ha quin­di sem­pre più bisog­no di donne e uomi­ni di altri Pae­si per sostenere lo svilup­po».

Del resto, i dirit­ti di elet­tora­to atti­vo e pas­si­vo, ovvero non solo la pos­si­bil­ità di votare alle elezioni ammin­is­tra­tive ma anche quel­la di can­di­dar­si, in alcu­ni Pae­si europei sono già riconosciu­ti da tem­po ai cit­ta­di­ni extra­co­mu­ni­tari. È il caso del­l’Ir­lan­da, che ha introdot­to questo dirit­to nel 1963, del­la Svezia (dal 1975), del­la Dan­i­mar­ca (1981), del­l’Olan­da (1985) e del­la Norve­g­ia (1993).

Alla pre­sen­tazione del­la mozione del­l’An­ci era pre­sente anche il sin­da­co di Ancona, Fabio Stu­rani, del­e­ga­to per l’im­mi­grazione del­l’as­so­ci­azione dei Comu­ni ital­iani. È toc­ca­to a lui, quin­di, illus­trare nel det­taglio i con­tenu­ti del­l’inizia­ti­va. «La nos­tra è una battaglia reale per lo svilup­po e la democrazia — ha esor­di­to — Oggi l’im­mi­grazione non può più essere con­sid­er­a­ta di pas­sag­gio, ma ha assun­to una dimen­sione strut­turale. La mag­gio­ran­za degli stranieri che giun­gono nel nos­tro Paese, infat­ti, lo fa per restar­ci. Come nel­la mia cit­tà, dove l’in­tera flot­ta dei pescherec­ci è gesti­ta da tunisi­ni».

Dopo aver cita­to l’es­pe­rien­za dei con­siglieri stranieri aggiun­ti, che in alcu­ni Comu­ni, come quel­lo di Roma, han­no affi­an­ca­to i con­siglieri comu­nali per rap­p­re­sentare le istanze delle comu­nità immi­grate, il sin­da­co di Ancona ha spie­ga­to che «ora dob­bi­amo andare avan­ti su ques­ta stra­da, garan­ten­do agli stranieri rego­lari, che del resto pagano le tasse e i servizi come tut­ti gli altri cit­ta­di­ni, la pos­si­bil­ità di parte­ci­pare atti­va­mente alla vita polit­i­ca delle comu­nità di cui sono entrati a far parte».

Per far­lo, sec­on­do l’An­ci, non c’è bisog­no di mod­i­fi­care la Cos­ti­tuzione, come prevede­va la pro­pos­ta di Fini, ma si trat­ta sem­plice­mente di attuare quan­to già pre­vis­to al suo inter­no. «Le recen­ti mod­i­fiche del tito­lo V del­la Cos­ti­tuzione — ha pre­cisato infat­ti Stu­rani — attribuis­cono agli enti locali e alle Regioni nuovi ruoli e com­pe­ten­ze e lo Statu­to di un Comune è il luo­go che definisce il pat­to di cit­tad­i­nan­za e le regole demo­c­ra­tiche del­la con­viven­za nel­la comu­nità di rifer­i­men­to».

Il Comune di Gen­o­va, per esem­pio, alcu­ni mesi fa ha pro­ce­du­to alla mod­i­fi­ca del pro­prio Statu­to, che oggi riconosce il dirit­to di elet­tora­to atti­vo e pas­si­vo nelle elezioni comu­nali agli stranieri in pos­ses­so del per­me­s­so di sog­giorno, men­tre altri Comu­ni, tra cui quel­li di Ancona, Bres­cia, Cosen­za, For­lì e Venezia, han­no già avvi­a­to inizia­tive con­crete per il riconosci­men­to del­lo stes­so dirit­to. Nel frat­tem­po anche il Con­siglio di Sta­to, con un parere del 28 luglio scor­so, ha riconosci­u­to la legit­tim­ità del­l’inizia­ti­va dei Comu­ni, men­tre il gov­er­no, dopo aver dichiara­to che avrebbe pre­sen­ta­to ricor­so con­tro la mod­i­fi­ca del­lo Statu­to gen­ovese, fino­ra non ha por­ta­to avan­ti nes­suna inizia­ti­va in tal sen­so, prob­a­bil­mente per­ché con­sapev­ole che la sua posizione sarebbe boc­cia­ta.

Intan­to la mozione del­l’An­ci, dopo il sì del sin­da­co di Cre­mona, incas­sa anche l’ade­sione del­la Provin­cia per boc­ca del­l’asses­sore alle Politiche Sociali e all’Im­mi­grazione, Anna Roz­za, che ha dichiara­to di con­sid­er­are «la battaglia per il dirit­to di voto ai cit­ta­di­ni stranieri un dovere isti­tuzionale», aus­pi­can­do allo stes­so tem­po la creazione di comu­nità che siano in gra­do «di includ­ere e gestire i con­flit­ti, che invece molti preferiscono stru­men­tal­iz­zare». L’asses­sore provin­ciale, inoltre, ha crit­i­ca­to il rego­la­men­to di attuazione del­la legge Bossi-Fini, bol­la­to come «un ten­ta­ti­vo di frenare tut­ti i prog­et­ti di inte­grazione e di impedire la per­ma­nen­za degli immi­grati sul ter­ri­to­rio».

Arti­co­lo pub­bli­ca­to il 18 dicem­bre 2004 sul Pic­co­lo Gior­nale di Cre­mona

Arti­co­lo pub­bli­ca­to anche su Medi­um

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