È passato poco più di un anno da quando Gianfranco Fini propose di concedere agli immigrati (regolari) il diritto di voto (almeno) alle elezioni amministrative, creando non poco scalpore, in primis all’interno del suo stesso partito. Oggi, però, non si festeggia un compleanno, ma si celebra un funerale, perché quella proposta è rimasta lettera morta.
Del resto, al di là di quelle che fossero le reali intenzioni del leader di An, era difficile immaginare che un governo che comprende al suo interno la Lega potesse dare il via libera a un provvedimento simile. Eppure in molti, immigrati e non, ci avevano sperato e continuano a sperarci, perché l’assurdità della situazione è evidente.
Abbiamo deciso, infatti, di concedere il diritto di voto alle politiche ai nostri connazionali residenti all’estero, con tanto di circoscrizioni elettorali ad hoc, mentre ci ostiniamo a negare il “semplice” voto amministrativo a persone i cui figli frequentano le stesse scuole dei nostri, che vivono al nostro fianco, pagano le tasse e contribuiscono tanto quanto noi alla crescita del Paese.
Sarebbe ora, quindi, di tirare fuori dal cassetto la proposta di Fini, per dare finalmente diritto di cittadinanza agli immigrati, compiendo un atto efficace contro i fondamentalismi di tutte le risme. Il pietismo e la solidarietà non c’entrano. Ormai è solo una questione di interesse. Il loro, certo, ma soprattutto il nostro.
Editoriale pubblicato l’11 dicembre 2004 sul Piccolo Giornale di Cremona
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