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Come uccel­lac­ci che volteggiano nel cielo in atte­sa di piom­bare sul­la loro pre­da, gli sci­a­cal­li del­la polit­i­ca non han­no esi­ta­to a cav­al­care l’on­da del dolore e del­la rab­bia provo­ca­ta dal­la morte delle pic­cole Hagere Kilani e Gra­ziel­la Man­si, le due bam­bine bru­tal­mente assas­si­nate a dis­tan­za di poche ore a Impe­ria e Andria. È davvero des­olante lo spet­ta­co­lo di oppor­tunis­mo mes­so in sce­na da questi politi­ci, che invece di affrontare in modo serio un prob­le­ma grave come quel­lo del­la ped­ofil­ia, non esi­tano a stru­men­tal­iz­zare per i soli­ti fini, quel­li elet­torali, la com­pren­si­bile voglia di vendet­ta e di gius­tizia dei par­en­ti delle due gio­vani vit­time.

Per Alessan­dra Mus­soli­ni, nipote del Duce e dep­u­ta­to di Allean­za Nazionale, l’u­ni­co modo per evitare nuove vio­len­ze ai dan­ni dei bam­bi­ni è quel­lo di cas­trare chimi­ca­mente i ped­ofili o, in via alter­na­ti­va, il loro iso­la­men­to sociale a vita in strut­ture ad hoc. Va oltre Irene Pivet­ti, già autorev­ole espo­nente leghista e pres­i­dente del­la Cam­era, che ora si deve accon­tentare del­la pres­i­den­za del­l’Udeur di Mas­tel­la: «Capis­co il lin­ci­ag­gio — ha spie­ga­to sen­za esi­tazioni — La ped­ofil­ia è un reato con­tro l’u­man­ità, l’u­ni­co per il quale temo che la pena di morte sia nec­es­saria. Se si facesse un ref­er­en­dum sul­la pena di morte per i ped­ofili, gli ital­iani rispon­dereb­bero sì». Res­ta però da vedere se la pena di morte, vendet­ta a parte, servirebbe a evitare il ripeter­si di casi sim­ili. L’es­pe­rien­za degli Sta­ti Uni­ti, dove la pena cap­i­tale con­tin­ua a essere larga­mente prat­i­ca­ta a dis­pet­to degli appel­li del Papa e del­l’Eu­ropar­la­men­to, sem­bra provare il con­trario.

Mau­r­izio Gas­par­ri, altro espo­nente di Allean­za Nazionale, oltre a invo­care pene più severe per i reati con­tro i bam­bi­ni, ha annun­ci­a­to invece l’in­ten­zione di pub­bli­care sul­la sua riv­ista telem­at­i­ca la lista dei ped­ofili con­dan­nati: «Non c’è garante del­la pri­va­cy che ten­ga — ha affer­ma­to il par­la­mentare, già assur­to a noto­ri­età per le sue cro­ci­ate antidro­ga — Le notizie certe e ver­ifi­cate sui respon­s­abili di ped­ofil­ia devono essere divul­gate. Non c’è forse un bol­let­ti­no dei protesti? Forse che chi emette una cam­biale a vuo­to è più peri­coloso di un ped­ofi­lo?».

Gas­par­ri è sta­to però bru­ci­a­to sul tem­po da Vit­to­rio Fel­tri, diret­tore del quo­tid­i­ano Libero, che il 23 agos­to ha pub­bli­ca­to i pri­mi 16 nomi di una lista di per­sone con­dan­nate con sen­ten­za defin­i­ti­va per reati ses­su­ali sui minori. «Ora si con­tin­uerà a dis­cutere se sia eti­ca­mente accetta­bile l’e­s­po­sizione di nomi e cog­no­mi di chi si è reso respon­s­abile di un reato quale la vio­len­za (e sim­ili) sui minori e se ser­va a pre­venire — ha scrit­to Fel­tri nel suo edi­to­ri­ale — Non sono sicuro di niente tranne che di una cosa: rimanere iner­ti di fronte a bam­bi­ni sot­to­posti ad atti di libidine da parte di adul­ti, seviziati e mag­a­ri uccisi, accoltel­lati e bru­ciati, è peg­gio».

La scelta di Libero rical­ca quel­la pre­sa poco più di un mese fa dal gior­nale domeni­cale inglese News of the World, che ha deciso di dare il via alla pub­bli­cazione di nomi e fotografie di diver­si ped­ofili. Una deci­sione accol­ta con entu­si­as­mo dal­la mag­gio­ran­za dei let­tori, ma osteggia­ta dalle autorità e dalle forze del­l’or­dine, con­vinte che la pub­bli­cazione del­la lista potesse scatenare una cac­cia all’uo­mo da parte dei comu­ni cit­ta­di­ni. Questi tim­o­ri han­no trova­to pun­tual­mente con­fer­ma nei fat­ti di cronaca, tan­to da spin­gere il diret­tore del gior­nale, Rebekah Wade, a sospendere la cam­pagna antiped­ofili.

La mar­cia indi­etro del News of the World evi­den­te­mente non è servi­ta da lezione a Fel­tri, che fin dai tem­pi del­la direzione del Gior­nale si è guadag­na­to la fama di gior­nal­ista ruvi­do e sen­za peli sul­la lin­gua. Eppure anche un duro come lui nel­l’ed­i­to­ri­ale del 23 agos­to ha con­fes­sato un tim­o­re, quel­lo «che fra i ped­ofili (il cui nome è sta­to pub­bli­ca­to da Libero, ndr) ci sia un padre di famiglia i cui figli vengano poi guar­dati dai com­pag­ni di giochi o di scuo­la come ragazzi da non fre­quentare. Sarebbe per loro un sup­ple­men­to di sof­feren­za immer­i­ta­ta. Ma ci sono momen­ti in cui il ris­chio vale la pena, e questo lo è».

Ma vale davvero la pena cor­rere questo ris­chio? I dub­bi in propos­i­to sono più che gius­ti­fi­cati e sono sta­ti ben illus­trati dal procu­ra­tore nazionale anti­mafia Pier­lui­gi Vigna, che ha sot­to­lin­eato come molti ped­ofili siano sconosciu­ti alla legge. È il caso degli assas­si­ni delle pic­cole Hagere e Gra­ziel­la, che non ave­vano prece­den­ti di questo tipo e non sareb­bero dunque com­par­si in nes­suna lista. Per Vigna, inoltre, «la lista può avere il peso di una con­dan­na defin­i­ti­va, men­tre in molti casi per­sone già coin­volte in casi di ped­ofil­ia, una vol­ta curate, sono state recu­per­ate». Sen­za dimen­ti­care gli episo­di di aggres­sione, minac­ce, case incen­di­ate, in cui sono incap­pati in altri Pae­si i ped­ofili i cui nomi era­no sta­ti pub­bli­cati sui gior­nali.

Di fronte alla bru­tal­ità degli omi­ci­di di Impe­ria e Andria, le aggres­sioni e le minac­ce ai dan­ni dei ped­ofili pos­sono apparire come un ris­chio che vale la pena affrontare per pro­teggere altri bam­bi­ni. Si trat­ta, però, di un ragion­a­men­to deg­no del far-west, che non dovrebbe trovare spazio e mega­foni com­pia­cen­ti in un Paese civile, o pre­sun­to tale, come l’I­talia. A scor­ag­gia­re la voglia di lin­ci­ag­gio dovrebbe bastare il caso di quel com­mer­ciante romano, padre di una bam­bi­na di tre anni, che ha trova­to il suo nome pub­bli­ca­to nel­la lista di “Libero”. Un sem­plice caso di omon­imia, che ha però fat­to infu­ri­are l’uo­mo, ter­ror­iz­za­to dal­l’idea di essere scam­bi­a­to per un ped­ofi­lo: «Pub­bli­care dei nomi così, sen­za un cri­te­rio, è da crim­i­nali. Sono sicuro che chi mi conosce si met­terà a rid­ere, ma tut­ti quel­li che non mi conoscono…».

Dif­fi­cile dire se anche il prob­le­ma del­l’omon­imia rien­tri tra i rischi che per Vit­to­rio Fel­tri vale la pena di cor­rere per il bene dei bam­bi­ni (e del­la tiratu­ra del suo quo­tid­i­ano). Di cer­to non si trat­ta del­l’u­ni­ca pec­ca del­la cro­ci­a­ta con­dot­ta da Libero, che nel­la sua lista del­la ver­gogna inserisce di tut­to un po’, dal padre con­dan­na­to per­ché abusa­va del­la figlia, alla madre fini­ta in carcere per­ché fin­ge­va di non sapere nul­la delle vio­len­ze per­pe­trate dal mar­i­to nei con­fron­ti dei due figli, pas­san­do per le tre donne finite dietro le sbarre per un reato con­nes­so alla vio­len­za ses­suale su minori: in prat­i­ca ave­vano con­ces­so a un ped­ofi­lo le pro­prie abitazioni per per­me­t­ter­gli di abusare di una ragazz­i­na. La colpev­olez­za di queste per­sone non è in dis­cus­sione ed è sta­ta sanzion­a­ta dai mag­is­trati, ma è gius­to met­tere sul­lo stes­so piano la madre che fin­ge di non sapere nul­la con il padre che vio­len­ta la figlia? È gius­to etichet­tar­li tut­ti, padre, madre, donne, come ped­ofili irrecu­per­abili?

Rispon­dere non è facile, ma ques­ta incertez­za tes­ti­mo­nia la neces­sità di appro­fondire gli stu­di e le rif­les­sioni su un fenom­e­no anco­ra poco conosci­u­to come quel­lo del­la ped­ofil­ia, che por­ta con sé effet­ti dev­as­tan­ti per le vit­time, ma anche per i ped­ofili e per la soci­età nel suo com­p­lesso. Non sarà il tipo di soluzione che piace a Fel­tri, ma è l’u­ni­ca soluzione che ha qualche chance di suc­ces­so. A questo propos­i­to, sono con­di­vis­i­bili le parole del min­istro del­la Sol­i­da­ri­età sociale, Livia Tur­co, che com­men­tan­do le uscite di Gas­par­ri, Pivet­ti e Mus­soli­ni ha det­to: «Non con­di­vi­do il cin­is­mo per cui suc­ce­dono episo­di scon­vol­gen­ti e ci si inven­tano pro­poste che poi sono dimen­ti­cate il giorno dopo. Un prob­le­ma va pre­so sul serio stu­dian­do­lo e affrontan­do­lo».

A Vit­to­rio Fel­tri e agli altri gior­nal­isti ten­tati dal­l’idea di pub­bli­care liste di ped­ofili, vale la pena ricor­dare il con­tenu­to del­la Car­ta di Tre­vi­so, un codice di deon­tolo­gia vara­to il 5 otto­bre del 1990 al ter­mine di un con­veg­no che ha avu­to luo­go a Tre­vi­so per inizia­ti­va del­la Fed­er­azione Nazionale del­la Stam­pa (Fnsi) e del­l’Or­dine dei Gior­nal­isti, in col­lab­o­razione con Tele­fono Azzur­ro. La Car­ta prevede il rispet­to dei minoren­ni sia come autori che come vit­time di reati. Si trat­ta di un rispet­to che i gior­nal­isti sono tenu­ti a garan­tire con il man­ten­i­men­to del­l’anon­i­ma­to e la rin­un­cia a pub­bli­care ele­men­ti che ne con­sen­tano, anche indi­ret­ta­mente, l’i­den­ti­fi­cazione.

Questo tipo di tutela è este­sa anche a fat­ti che non cos­ti­tu­is­cono reati (sui­ci­di di minori, adozioni, affi­da­men­ti). I mezzi di infor­mazione devono inoltre far­si cari­co del­la respon­s­abil­ità di val­utare se quan­to inten­dono pub­bli­care sia davvero nel­l’in­ter­esse dei minori. Nel caso di minori rapi­ti o scom­par­si, la pub­bli­cazione dei loro dati per­son­ali e la divul­gazione di immag­i­ni può avvenire solo dopo aver ver­i­fi­ca­to il pre­ven­ti­vo assen­so dei gen­i­tori e del giu­dice com­pe­tente.

È chiaro che la scelta di Libero di pub­bli­care nomi e cog­no­mi di ped­ofili con­dan­nati in via defin­i­ti­va, e in par­ti­co­lare quel­li di padri e madri che abusa­vano dei figli, viene meno al rispet­to dei minoren­ni pre­vis­to dal­la Car­ta di Tre­vi­so per­ché non tutela l’anon­i­ma­to delle vit­time. Per il diret­tore Fel­tri si trat­ta di una deci­sione sof­fer­ta ma inevitabile, ma sarebbe inter­es­sante conoscere l’opin­ione in propos­i­to del­l’Or­dine dei Gior­nal­isti, che tra i suoi com­pi­ti ha anche quel­lo di vig­i­lare sul rispet­to del­la deon­tolo­gia pro­fes­sion­ale.

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Commento

  1. la pena di morte e’ la punizione gius­ta per i mostri ped­ofili