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Dopo aver sca­la­to le vette più alte del mon­do ed essere sta­to pro­tag­o­nista di molte altre imp­rese al lim­ite delle pos­si­bil­ità umane, Rein­hold Mess­ner ha deciso di cedere alle insis­ten­ze del leader dei Ver­di, Lui­gi Man­coni, e di intrapren­dere per la pri­ma vol­ta l’avven­tu­ra del­la polit­i­ca. Un’avven­tu­ra che si è subito riv­e­la­ta più insidiosa del pre­vis­to, anche per un per­son­ag­gio del suo cal­i­bro.

Mess­ner, infat­ti, non appe­na annun­ci­a­ta la sua can­di­datu­ra alle prossime elezioni europee, capolista nelle cir­co­scrizioni del nord-ovest e del nord-est, è fini­to imme­di­ata­mente nel miri­no del tele­gior­nale satiri­co “Striscia la notizia”. In quel caso, l’uo­mo del­la mon­tagna, come lui stes­so si è defini­to, ha per­so le staffe di fronte all’uo­mo del­la tele­vi­sione, dimostran­do così di avere anco­ra qual­cosa da impara­re in fat­to di diplo­mazia per rius­cire nel­la sca­la­ta a una poltrona del Par­la­men­to di Brux­elles.

Il Mess­ner arriva­to in visi­ta a Cre­mona mer­coledì mat­ti­na è appar­so invece incar­nare le virtù del per­fet­to politi­co: pron­to a rispon­dere alle domande dei gior­nal­isti, dietro alla fol­ta bar­ba ross­ic­cia, ormai diven­ta­ta parte inte­grante del suo per­son­ag­gio, ma anche dis­pos­to a sof­fer­mar­si a lun­go a dialog­a­re con i tan­ti cre­mone­si che non han­no volu­to las­cia­r­si sfug­gire la pos­si­bil­ità di scam­biare quat­tro chi­ac­chiere con lui. Evi­den­te­mente l’uo­mo del­la mon­tagna sta impara­n­do in fret­ta il mestiere del­l’uo­mo del­la polit­i­ca.

Tan­to per com­in­cia­re, sedu­to ad un tavoli­no del bar Excel­sior di piaz­za Roma, chiarisce subito, a scan­so di equiv­o­ci: «Mi can­di­do con i Ver­di ma con­tin­uo a essere Rein­hold Mess­ner. Le mie idee riman­gono le stesse. Sono sem­pre sta­to un verde, anco­ra pri­ma che nascesse il movi­men­to dei ver­di, ma sono con­tro qual­si­asi tipo di fon­da­men­tal­is­mo, anche quel­lo eco­logi­co. Preferisco una polit­i­ca che sia anche real­iz­z­abile. Sono con­vin­to che il prossi­mo sec­o­lo sarà quel­lo del­l’e­colo­gia. Il mon­do ha bisog­no di un pat­to eco­logi­co, e noi europei dob­bi­amo esportar­lo nei pae­si del ter­zo mon­do».

Tre i pun­ti fon­da­men­tali del suo pro­gram­ma elet­torale. Il pri­mo riguar­da la sal­va­guardia delle alpi, tema caro a Mess­ner per ovvie ragioni: «La cul­tura del­la cit­tà è sali­ta fino ai ghi­ac­ciai, con l’ag­gres­sione, il caos e le infra­strut­ture, e le popo­lazioni che abita­vano lì se ne sono andate. Forse siamo anco­ra in tem­po per inver­tire ques­ta ten­den­za, ma dob­bi­amo dare alla gente locale la pos­si­bil­ità di con­tin­uare a vivere nelle val­late».

Andrea Lad­i­na, capogrup­po dei ver­di cre­mone­si in con­siglio provin­ciale, lo sol­lecita a spendere una paro­la a favore di una mozione pre­sen­ta­ta per sol­lecitare un poten­zi­a­men­to delle infra­strut­ture fer­roviarie nel baci­no cre­monese-casalas­co-man­to­vano per real­iz­zare la “Ti.Bre” (Tir­reno-Bren­nero) fer­roviaria, in alter­na­ti­va all’au­tostra­da.

Mess­ner non si tira indi­etro: «L’au­tostra­da ha por­ta­to benessere ma adesso com­por­ta dei seri prob­le­mi. Bisogna trasferire il traf­fi­co pesante dal­la gom­ma alle rotaie. Il vero prob­le­ma è che solo il 30 per cen­to del­la capac­ità dei treni viene sfrut­ta­ta. Tut­to sarà più facile quan­do le fer­rovie saran­no pri­va­tiz­zate». Lo stes­so dis­cor­so vale per il Po, «in pas­sato sfrut­ta­to molto di più di oggi. Il prob­le­ma è che al momen­to trasportare mer­ce su gom­ma cos­ta poco agli impren­di­tori. Per cam­biare rap­i­da­mente le cose basterebbe accol­lare loro i veri costi che il trasporto su gom­ma com­por­ta, soprat­tut­to in ter­mi­ni ambi­en­tali».

Mess­ner si schiera poi a favore di un mod­el­lo di soci­età mul­ti­cul­tur­ale, l’u­ni­co, sec­on­do l’alpin­ista, in gra­do di garan­tire una con­viven­za paci­fi­ca : «Per mia for­tu­na ven­go da una cul­tura mul­ti­cul­tur­ale — spie­ga — Sono asso­lu­ta­mente con­trario all’idea delle “gab­bie etniche”. In un’Eu­ropa comune, infat­ti, pos­si­amo con­vi­vere paci­fi­ca­mente solo se le diverse cul­ture e reli­gioni si incon­tra­no, si conoscono e si rispet­tano. La sep­a­razione per etnia por­ta invece inevitabil­mente allo scon­tro, come è accadu­to nel Koso­vo. Quel­lo che in pas­sato, soprat­tut­to nelle zone di con­fine, era con­sid­er­a­to un prob­le­ma etni­co può diventare in breve tem­po un ele­men­to di forza, come sta succe­den­do per il Sud Tiro­lo, ponte tra il sud e il nord del con­ti­nente».

Par­tendo dal mul­ti­cul­tur­al­is­mo il can­dida­to dei Ver­di affronta anche il fenom­e­no del­la glob­al­iz­zazione e sug­gerisce una ricetta per affrontar­lo: «La glob­al­iz­zazione del­l’e­cono­mia e del sapere è ormai una realtà con cui dob­bi­amo con­vi­vere, ma serve qualche tipo di con­trappe­so, bisogna cioè evitare di omo­geneiz­zarsi. È molto impor­tante con­ser­vare i pro­pri cos­tu­mi, il pro­prio modo di vivere, per avere un nido dove sen­tir­ci a nos­tro agio per poi oper­are nel mon­do. Pur difend­en­do le nos­tre iden­tità, dob­bi­amo però allac­cia­r­ci al mon­do, e per far­lo è nec­es­sario man­tenere un atteggia­men­to di rispet­to nei con­fron­ti delle cul­ture diverse dal­la nos­tra».

Illus­tra­to il pro­gram­ma elet­torale, arri­va il momen­to del­la visi­ta alla redazione di “Cronaca”. Lun­go il tragit­to, accom­pa­g­na­to dal diret­tore Mario Sil­la e dal leader dei Ver­di cre­mone­si Lui­gi Quadri, l’alpin­ista tor­na a par­lare del Po. Vuole sapere se esistono dei depu­ra­tori. Gli viene spie­ga­to che a Cre­mona il depu­ra­tore fun­ziona, ma che tut­ta l’ac­qua prove­niente dal milanese non viene sot­to­pos­ta ad alcun proces­so dis­in­quinante.

A “Cronaca”, dopo le strette di mano, i sor­risi e le fotografie di rito, Mess­ner, pri­ma di con­gedar­si, dà spazio ai rac­con­ti per­son­ali, par­lan­do del­la coop­er­a­ti­va agri­t­ur­is­ti­ca del Sud Tiro­lo di cui fa parte, all’in­ter­no del­la quale ogni scam­bio avviene attra­ver­so il barat­to dei prodot­ti colti­vati, sen­za scam­bio di denaro. Un mod­el­lo che prende ad esem­pio, per­ché al suo inter­no «ognuno ha capi­to che dipende da tut­ti se le cose van­no bene o no». Una lezione che, se elet­to, cercherà di appli­care anche alla casa comune euro­pea.


Un mito dell’alpinismo

Nato il 17 set­tem­bre del 1944 a Bres­sanone, sec­on­do­gen­i­to di nove fratel­li, Rein­hold Mess­ner durante le sue 3.500 imp­rese alpin­is­tiche è rius­ci­to a real­iz­zare un centi­naio di prime ascen­sioni e a scalare tutte le 14 cime sopra gli ottomi­la metri. Tra il 1950 e il 1969 ha real­iz­za­to più di mille ascen­sioni, copren­do le vie più dif­fi­cili del­la cate­na alpina, apren­do itin­er­ari nuovi, d’in­ver­no e in soli­taria, e lim­i­tan­do al min­i­mo indis­pens­abile il ricor­so a mezzi arti­fi­ciali.

In un sec­on­do momen­to del­la sua sto­ria alpin­is­ti­ca è rius­ci­to a intravedere pri­ma di altri e a real­iz­zare poten­zial­ità con­sid­er­ate al di fuori delle capac­ità umane. Da ques­ta pre­mes­sa è nata la sua sfi­da agli ottomi­la, che lo ha trasfor­ma­to in un mito del­l’alpin­is­mo. Il ritorno all’ar­rampi­ca­ta lib­era, sen­za il sup­por­to di alcun mez­zo innat­u­rale, dai chio­di all’os­sigeno o al tele­foni­no, così come l’in­tro­duzione del set­ti­mo gra­do come nuo­va soglia, rap­p­re­sen­tano il grande con­trib­u­to di Mess­ner alla sto­ria del­l’alpin­is­mo mod­er­no.

Nonos­tante tut­to, in segui­to è rius­ci­to anco­ra una vol­ta a stupire il mon­do con le sue tra­ver­sate dei poli e dei deser­ti, tan­to che ora viene con­sid­er­a­to il più com­ple­to cam­mi­na­tore sul­la ver­ti­cale e oriz­zon­tale, pro­prio per la stra­or­di­nar­ia capac­ità, sor­ret­ta da una seria preparazione, di super­are i pro­pri lim­i­ti fisi­ci e logis­ti­ci. Por­ta avan­ti il suo museo nel castel­lo di Juval, ha cre­ato a Sol­da “l’Alpine Curiosa” e ha dato il via, con l’idea di una strut­tura inter­at­ti­va nelle Dolomi­ti, al “Museo tra le nuv­ole”.


Arti­co­lo pub­bli­ca­to il 28 mag­gio 1999 su Nuo­va Cronaca

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