Gli anni Settanta furono il trampolino di lancio verso le glorie del decennio successivo. Palestra per forgiare una squadra in grado di brillare sui palcoscenici della serie cadetta e della A. La Cremonese si presentò ai nastri di partenza della stagione 1971–72 con questa formazione: Grassi, Maianti, Cesini, Platto, Guarneri, Sironi, Cantoni, Morosini, Carminati, Delle Donne, Guarnieri. Allenatore “Titta” Rota.
Nel corso del “mercatino” autunnale venne acquistato il bomber Silva e i grigiorossi conclusero il campionato con un promettente quinto posto. Ma le notizie più belle giungevano dal settore giovanile, già allora fiore all’occhiello della società di via Persico. Battendo per 1–0 il Treviso nella finalissima di Chianciano, la squadra allievi guidata da Ennio Rota conquistò infatti lo scudetto tricolore di categoria. Davvero una bella soddisfazione per una Cenerentola del calcio italiano.
Se i giovani di Cremona erano i migliori di tutta la penisola, le cose purtroppo non andavano altrettanto bene per i grandi. Nel torneo di serie C 1972–73, dopo un inizio eccellente con i grigiorossi protagonisti ai vertici della classifica, alla fine Mondonico, Cesini, Guarneri & C. dovettero accontentarsi della sesta piazza. La B era ancora lontana… E rimase lontana anche nella stagione seguente, conclusasi con la Cremonese solo ottava. Non mancarono però i motivi per gioire. “Baffo” Mondonico si confermò fromboliere di razza piazzandosi al secondo posto della classifica dei marcatori della C. Il “Mondo” andò a segno 18 volte.
Inoltre i risultati del settore giovanile continuavano a regalare delle grosse soddisfazioni: vittoria nel trofeo Baretti della squadra allenata da Aristide Guarneri, passato dal campo alla panchina, e vittoria ai rigori contro il Torino nel torneo Albertoni.
Il penalty decisivo venne calciato da Antonio Cabrini, un giovanotto promettente di Casalbuttano che nell’ultima giornata di campionato, contro il Rimini, esordì in prima squadra. “Cabro” nel giro di pochi anni finì col diventare uno dei pilastri della Juventus e della nazionale, prototipo perfetto del terzino fluidificante, bravo a difendere ma capace anche di offendere.
Per la Cremonese ancora due stagioni interlocutorie, poi finalmente il tanto atteso ritorno in serie B che mise fine al lungo purgatorio della squadra. L’undici grigiorosso conquistò la promozione al termine del torneo 1976–77, sotto la guida di Stefano Angeleri. La festa purtroppo durò lo spazio di una stagione, quella 1977–78, al termine della quale sotto i tacchetti dei “nostri” si riaprì il baratro della C.
L’Italia, intanto, viveva il tormento degli anni di piombo, e nel 1978 venne scritta una delle pagine più brutte della sua storia recente. Il 16 marzo le brigate rosse rapirono il leader democristiano Aldo Moro, assassinandolo dopo 55 giorni di sequestro. Lo Stato fece tutto il possibile per liberarlo o si servì delle Br per eliminare un personaggio scomodo? A tanti anni di distanza non è ancora possibile dare una risposta.
L’Italia del calcio, invece, proprio nel 1978 visse uno dei momenti più esaltanti della sua storia recente. La nazionale di Bearzot fu infatti la squadra rivelazione dei mondiali di Argentina, classificandosi quarta e prendendosi anche la soddisfazione di battere i padroni di casa, poi laureatisi campioni del mondo. Senza dimenticare che il cremonese Cabrini fu uno dei protagonisti dell’eccellente cammino degli azzurri nella rassegna iridata sudamericana.
Cremonese mediocre nel campionato 1978–1979, con Giovanni Galeone al timone della squadra. I grigiorossi finirono al nono posto. Il 1979 fu anche l’anno dell’addio al calcio giocato di Luciano Cesini. L’attuale allenatore della Primavera della Cremonese, dopo aver tirato i primi calci al pallone a Piadena, a 17 anni era passato alla società grigiorossa, restandoci come giocatore per 13 stagioni di fila.
Ottavo capitolo della storia della Cremonese, pubblicato il 13 marzo 1994 su Forza Cremonese, mensile ufficiale della società grigiorossa
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